Un riccio di mare ci aiuterà a non invecchiare


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Il segreto per non invecchiare, o per farlo più lentamente, sembra essere mantenere inalterato il sistema di connessioni tra i geni e le cellule. A questo risultato gli scienziati sono giunti attraverso la continua osservazione di alcuni esseri del regno animale e l’utilizzo di un complesso modello matematico.

Talvolta non si fa caso che alcuni animali, tra le tante specie conosciute, quasi non dimostrano segni d’invecchiamento e quindi vivono per un periodo molto più lungo di quello dell’uomo. Il motivo sta tutto nei legami solidi della rete genetica di cui dispongono le cellule le quali, di conseguenza, mostrano una resistenza allo “stress del tempo”. Lo studio da poco pubblicato sulla rivista Scientific Reports dimostra tale ipotesi con un procedimento matematico giungendo alla conclusione che il percorso vitale delle cellule di ogni essere vivente dipende da tre parametri: la rete di connessioni genetiche, la grandezza del genoma, il sistema di riparazione dei danni al Dna.

Nulla di molto semplice, questo è ovvio. Gli scienziati dell’azienda biotech Gero in stretta collaborazione con lo specialista Robert Shmookler Reis hanno sfruttato il modello matematico durante l’osservazione dell’invecchiamento della talpa nuda e di una specie di riccio di mare, due animali che quasi non mostrano segnali di deterioramento durante la loro vita. Le equazioni rivelano che il genoma è instabile in modo naturale. Questo è il punto di partenza per comprendere che col passare del tempo, in generale, si accumulano anomalie ed errori proprio nella sequenza genetica. Ciò comporta il deterioramento anche a livello cellulare.

La teoria sviluppata prevede due distinti percorsi d’invecchiamento. Se si è in presenza di un alto tasso di riparazione della rete genetica o la stessa rete presenta un basso numero di connessioni è possibile affermare che l’intero sistema rimane stabile e la mortalità dipende sempre meno dal tempo trascorso. Se, invece, il sistema di riparazione non è efficiente comporta un accumulo di errori del genoma e, di conseguenza, un rapido invecchiamento fisico.

In definitiva la ricerca punta a scoprire quali comandi pigiare per poter intervenire sui tre parametri succitati; una scommessa o un rischio, forse, che l’uomo è ormai abituato a sperimentare.

Paolo Licciardello

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