Scrivere è un viaggio interiore‏


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Raccontare la propria storia, sia che si tratti di un capolavoro autobiografico sia di un tema scolastico sia di un post su un social, vuol dire intraprendere un viaggio imprevedibile che ci “matura” umanamente e intellettualmente. Perché scriviamo? Per essere capiti, per svelare, per lasciare in eredità qualcosa che a voce non sappiamo, possiamo o vogliamo dire. Sollecitare le giovani generazioni ad avvalersene, senza pedanterie, facendo comprendere quali siano le grandi virtù del raccontarsi, è un impegno educativo, civile e pedagogico…forse sarà un po’ una proposta culturale in controtendenza…ma certamente valorizza le memorie individuali e collettive. Ogni autobiografia é il racconto di una vita vissuta, è uno strumento preziosissimo al quale hanno attinto e continuano ad attingere psicologi, sociologi e storici. Testimoniare la propria vicenda umana, rievocare il passato, esporsi al giudizio degli altri costituiscono un evento educativo unico. Scrivere ci obbliga a riflettere, a leggere, ad osservare il mondo, ad ascoltare le opinioni degli altri, a interrogarci su ciò che facciamo e ciò che potremmo fare, a consapevolizzare determinate esperienze…ad essere curiosi…a suscitare curiosità.
“L’arte del raccontarsi” va quindi stimolata in crescendo con la voce, con il corpo, con la penna, con la matita, con la tastiera, con la poesia, con il taccuino, con le immagini, con il racconto degli altri. La libertà di parola è libertà di stampa, è libertà di scrittura… Scrivere é libertà…

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