Il Right livelihood Award, più comunemente conosciuto come il ‘Premio Nobel alternativo’, è stato fondato nel 1980 ed è presentato ogni anno al Parlamento svedese, nato per “onorare e sostenere coloro che offrono risposte pratiche ed esemplari alle maggiori sfide del nostro tempo”. Lo scopo è quello di affiancare al tradizionale Premio Nobel un riconoscimento agli sforzi compiuti da persone e gruppi (in particolare del Sud del mondo) che lavorano per una società migliore, nello specifico negli ambiti della protezione ambientale, della pace, dei diritti umani, dello sviluppo sostenibile, della salute o dell’educazione.
Per la prima volta il Premio viene attribuito ad un candidato italiano. Gino Strada, fondatore di Emergency, riceverà il Right livelihood Award “per la sua grande umanità e la sua capacità di offrire assistenza medica e chirurgica di eccellenza alle vittime della guerra e dell’ingiustizia, continuando a denunciare senza paura le cause della guerra”.
Emergency è un’associazione umanitaria italiana fondata nel 1994 a Milano e da oltre vent’anni offre cure gratuite a chi soffre le conseguenze della guerra e della povertà: «Ricevere il Right Livelihood Award è un onore e una grande emozione – ha affermato Strada – In questi anni siamo stati a fianco delle vittime e ci siamo opposti alla guerra e alla sua logica di sopraffazione. Abbiamo costruito ospedali, e abbiamo combattuto perché chiunque avesse diritto a essere curato. Abbiamo assistito oltre 6 milioni di persone senza nessuna discriminazione, nella convinzione che essere curati sia un diritto umano fondamentale. Con Emergency continuiamo a lavorare, in Iraq, in Afghanistan e in alcuni dei Paesi più disastrati del pianeta. […] E’ il momento di lavorare a favore delle generazioni future, di seminare, anche nella consapevolezza che non saremo noi a vedere i frutti – ha concluso – Dobbiamo alimentare una cultura diversa, fondata sull’uguaglianza e il rispetto dei diritti umani: l’alternativa è la barbarie che abbiamo davanti e alla quale non possiamo arrenderci».
Eleonora Mirabile







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