Se esiste un gesto dal fascino eterno è “scrivere una lettera a mano”, purtroppo oggi è diventato un gesto in via di estinzione, ma la carta è carta…il suo profumo, la sua consistenza, il suo colore…la carta coinvolge tutti e cinque i nostri sensi e coinvolge pure il sesto: l’empatia! Ok a computer, tablet, messaggini istantanei dall’estrema capacità di sintesi, ma la lettera scritta a mano è un patrimonio inestimabile…non va perso, va gelosamente conservato e tramandato ai bambini.
Nella lettera a mano non abbiamo le emoticon, nessuna faccina potrà aiutarci ad esprimere il nostro stato d’animo…quando si scrive con la biro in un foglio di carta bisogna sforzarsi… le parole e soltanto le parole possono esprimere il nostro stato d’animo.
La lettera scritta a mano richiede tempo, capacità riflessiva, buona conoscenza dell’ortografia, della morfologia, della sintassi della frase e del periodo… bisogna coniugare i verbi in modo appropriato, si devono evitare le ripetizioni e soprattutto si deve utilizzare una “signora” punteggiatura, elemento ormai scomparso nei messaggi elettronici. I nostri cari due punti e il punto e virgola sono stati sostituiti da infinite linee di puntini di sospensione…e gli apostrofi? Gli accenti? Che fine hanno fatto? La stessa della congiunzione “che” forse, ormai sostituita dall’ultra moderna “ke”!
La lettera scritta ha certamente un fascino vintage…ma a volte pare più arcaico e primitivo un messaggio su Whatsapp (nome proprio di Applicazione scrivono i miei alunni quando svolgono l’analisi grammaticale sul quaderno) che la lista della spesa scritta a mano.
Insomma un po’ di sana nostalgia per la dolcezza corposa e lenta del linguaggio epistolare che ci evoca mondi struggenti come un amore appassionato ci farebbe un gran bene!
La scrittura su carta è qualcosa di insostituibile…basta pensare alla grafia di ognuno: una e unica, un marchio inimitabile che ci identifica e parla di noi, della nostra parte più intima e profonda.
Giusi Lo Bianco







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