Nei paesi più poveri già due abitanti su cinque muoiono di sete, nei prossimi 25 anni secondo le previsioni l’acqua mancherà in 48 stati, tra 50 anni mancherà quasi ovunque. Oggi cinquemilioni di persone nelle zone ad alta povertà muoiono ogni anno perché bevono acqua contaminata. Le zone più a rischio sono Africa, Europa dell’Est e Medio Oriente.
Fino a 30-40 anni fa il fabbisogno idrico giornaliero si misurava in poche decine di litri al giorno per ciascun abitante. Fino al secolo scorso l’acqua disponibile per abitante era potenzialmenteillimitata poiché l’acqua delle sorgenti delle falde sotterranee e dei fiumi bastava abbondantemente per soddisfare i bisogni di tutti.
Con le trasformazioni industriali, la globalizzazione, gli sviluppi dell’irrigazione, le mutate condizioni igieniche, l’aumento della popolazione mondiale e gli sprechi, l’abbondanza d’acqua andò scomparendo.
L’acqua copre il 70% della superficie del globo ma solamente il 3% è acqua dolce, utilizzabile per l’alimentazione e l’irrigazione. Il 70% di quest’acqua dolce è sottoforma di ghiacciai e neve localizzati nell’Artide e Antartide, e il 29% è situata nelle falde sotterranee. Quindi solo lo 0,03% è l’acqua dolce facilmente utilizzabile, quella prelevata da laghi e fiumi.
L’Italia è una terra relativamente ricca di acqua ma nonostante ciò il sud è a rischio di desertificazione: 30 comuni su 100 non hanno acqua potabile a sufficienza; decine di comuni siciliani sono costretti ad essere riforniti di acqua durante l’estate per mezzo di autobotti; le isole più piccole contano sulle navi cisterna per rifornirsi; la Sardegna e la Puglia sono considerate da decenni regioni aride.
Tutto ciò è strano considerando che fra pozzi, fiumi e laghi la nostra Nazione conta una quantità di acqua dolce pressoché illimitata, purtroppo quella realmente usufruibile è poca considerati gli sprechi e l’inquinamento.
Inoltre l’Italia riceve miracolosamente dal cielo 300 miliardi di metri cubi d’acqua l’anno, contro un fabbisogno di soli 54 miliardi di metri cubi. Circa la metà di acqua che viene dal cielo finisce in mare.
Le soluzioni? Ci sono:
Raccogliere almeno una parte di quell’acqua che viene dal cielo grazie alla costruzione di bacini artificiali; evitare gli sprechi in casa e soprattutto nell’irrigazione; eliminare le perdite negli acquedotti (nel sud su un totale di 150 mila chilometri di condutture si calcola che almeno un terzo dovrebbero essere rifatte, per non parlare del nord dove non sono rari i casi di acquedotti che perdono per strada metà di ciò che trasportano); introdurre tecnologie di riciclo.
Alcuni studiosi ipotizzano di trovare acqua sulle atmosfere esterne dei grandi pianeti: Giove, Saturno, Urano e Nettuno. C’è anche chi ha pensato che se si catturasse una cometa in orbita e si travasasse il suo contenuto dove ci serve avremmo risolto il problema perché una cometa con un diametro di 3 chilometri basterebbe a riempire il Mediterraneo.
Ma prima di fluttuare con la mente nel fantascientifico bisognerebbe che gli stati si mettessero d’accordo per evitare gli sprechi, gestissero democraticamente l’acqua e la distribuissero equamente.
Non siamo più ai tempi degli antichi Greci dove la responsabilità era affidata agli Dei, oggi la responsabilità di ciò che succedere e succederà è nostra.
Laura Ciancio







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