Dallo scorso maggio è stata riaperta al pubblico la terrazza della cupola della chiesa della Badia di Sant’Agata chiusa nel 2004 quando fu avviato il progetto per la messa in sicurezza dopo il terremoto del 1990. I catanesi ed i turisti hanno così hanno avuto l’occasione di riscoprire un monumento simbolo della Catania Barocca e non solo.
Infatti questa chiesa fa parte della storia più intima di Catania e della sua “Santuzza”.
La Badia, che si trova difronte al prospetto nord della Cattedrale e si affaccia sulla Via Vittorio Emanuele II, era uno dei luoghi di culto della Santa.
L’edificio attuale poggia sulle rovine dell’antica chiesa e convento dedicati a Sant’Agata, nel 1620, da Erasmo Cicala e crollati nel 1693 a causa del terremoto. La chiesa che ammiriamo oggi è un capolavoro architettonico di G.B. Vaccarini (1735/1767) con una pianta a croce allungata inscritta in un ovale che ha l’asse maggiore ortogonale alla facciata.
Purtroppo la mancanza di disegni originali della struttura non ci consente di ripercorrere l’iter seguito dal Vaccarini, probabilmente però si rifaceva allo schema planimetrico della chiesa romana di S. Agnese in Agone. Vaccarini dovette eseguire degli adattamenti funzionali per creare delle comunicazioni tra il convento e la chiesa per poter permettere alle monache di clausura di accostarsi ai sacramenti per mezzo di eleganti portalini di marmo e partecipare alle funzioni religiose, senza essere viste, in due vani ai lati della chiesa nascosti da gelosie metalliche realizzate in lamiera traforata secondo un elegante disegno.
Un particolare affascinante della chiesa è il disegno floreale, tipico del barocco siciliano, del pavimento a due colori.
Oggi la struttura dell’ex convento è stata totalmente separata dalla chiesa e non c’è modo di accedervi dall’interno.
Adesso è possibile ammirare Catania dalla terrazza della cupola della chiesa ma con dispiacere risalta agli occhi la decadenza e l’abbandono dell’ex convento che il Comune di Catania ha dato in concessione ad un centro sociale. Un’ammirabile atto di solidarietà che però evidentemente non è stato adeguatamente apprezzato da chi ne beneficia.
Quando si è ospiti ci si dovrebbe comportare meglio di come ci si comporta nella propria casa.
Laura Ciancio
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Il problema è che un bene di tale valore artistico e storico deve essere preservato valorizzato e reso fruibile dagli enti preposti, mentre fino agli anni 70 è stato affittato al giornale la Sicilia per due lire, con l’installazione di macchinari in ogni stanza del piano inferiore compreso il vano confinante con la chiesa e conseguente deturpazione di quel che rimaneva del giardino.. In quanto al centro sociale, nel bene o nel male, nelle possibilità di un gruppo di ragazzi, per lo meno lo spazio è stato reso fruibile e per lungo tempo ha ospitato interessanti iniziative e laboratori, almeno fino a una quindicina di anni fa. Forse i piani superiori sono gli unici spazi ad essere rimasti meno deturpati perchè ci lavoravano i giornalisti. È da molto tempo che non entro in questo posto e non so in che condizioni sia, ma è sicuramente uno spazio da valorizzare.