Ma tra la scelta di un sentiero piuttosto che un altro come si può essere sicuri di aver preso quello giusto? Non si saprà mai dove portava quello escluso. Se ripensiamo alla storia della nostra vita, ci siamo certamente trovati di fronte ad alternative importanti e a scelte sagge. Ma forse solo perché è troppo angoscioso ammettere che vaghiamo tra le foreste del precario e dell’incerto senza una mappa ben precisa o che le nostre scelte, a volte tutte deboli e poco rivoluzionarie, non fanno poi tanta differenza.
Interessantissimo e illuminante a tal proposito lo studio delle psicologhe, Karalyn Enz e Jennifer Talarico, chiamato Forks in the road (Biforcazioni), nel quale le due ricercatrici hanno provato a capire che cosa le persone considerano una “svolta” della vita e che cosa ritengono invece sia un “momento di transizione”.
Secondo la loro definizione, una svolta è un momento che modifica il nostro futuro – come la decisione di divorziare o di lasciare un lavoro – ma spesso, almeno all’inizio, dall’esterno non è visibile. Le “transizioni”, invece, implicano grandi cambiamenti esterni: andare all’università, sposarsi, emigrare.
Le due psicologhe sostengono che quelle che riteniamo più significative sono le svolte, anche se non implicano una transizione.
Forse le due ricercatrici vogliono sottolineare che i cambiamenti più evidenti dall’esterno non sono quelli che influiscono maggiormente, ma che le scelte davvero rivoluzionarie sono quelle che implicano non tanto cambiamento nel “fare”, ma nell’essere”. A quanti è successo di cambiare lavoro o partner per poi scoprire che nella nuova situazione tutti i problemi e le varie insoddisfazioni sono ancora lì perché la nostra situazione non è cambiata?
Una delle leggi della vita è che “chi vive come se avesse sempre qualcosa da perdere rischia di non vincere mai!” Laddove per vincere non si intende avere un mucchio di soldi o essere perennemente in estasi, ma provare quella sensazione impagabile di sintonia con se stessi e col mondo che ciascuno di noi afferra per un attimo quando ci si innamora. La sensazione di essere nel posto giusto a fare la cosa giusta al momento giusto è incomparabile!
C’è sempre un’ottima ragione per non cambiare lavoro, casa, partner… Ma il punto non è tanto questo! La verità assoluta è che c’è sempre un’ottima ragione per non cambiare soprattutto mentalità! Ci illudiamo che l’infelicità e l’insoddisfazione si combattano con il rifiuto del cambiamento anziché con l’audacia e col coraggio di osare.
Abbiamo paura di andare oltre a quella linea dell’orizzonte oltre la quale può esserci l’isola del tesoro. Spesso scegliamo i lamenti, le distrazioni e la depressione. Nei casi più gravi ci si attacca a una pastiglia, a una bottiglia, a una spiritualità preconfezionata che annienta l’Io anziché evolverlo.
La verità è che non si può vivere dormendo, ma non si può neppure vivere senza sogni.
Bisogna svegliarsi! E il risveglio comporta consapevolezza di sé, del proprio talento, della propria missione nel mondo, talvolta comporta anche la via del dolore…il dolore è una grande “sveglia”.
E quindi? Qual è il motore che deve guidare le nostre scelte?
Se non si rischia non si ama e se non si ama non si vive…
Io suggerirei di essere sempre animati dal rischio, dall’amore e dalla vita!
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