Leonardo DiCaprio e la corsa all’Oscar


  

 

Sono lontani i tempi in cui Leonardo DiCaprio impersonava lo stereotipo del belloccio romantico destinato ad una tragica fine, assiderato dalle gelide acque dell’Oceano Atlantico.

Di strada ne ha fatta dal 1997: il suo ultimo personaggio riesce a sopravvivere a condizioni indicibili e umanamente impensabili. “The Revenant” si ispira alla storia vera di Hugh Glass, diventato una vera e propria leggenda negli Stati Uniti, un cacciatore americano dell’Ottocento abbandonato dai suoi compagni nel nord degli States dopo essere stato attaccato da un orso.

L’attore, passando per i mostri sacri del cinema tra cui Martin Scorsese con il quale ha stretto un sodalizio professionale dal 2002, si è evoluto in un percorso di maturazione artistica che lo ha portato ad essere diretto da Alejandro González Iñárritu. Il buon Leo, questa volta, ha superato se stesso, per la tanto bramata statuetta d’oro: “Redivivo” è stato girato interamente in location estreme (in Canada e Argentina) e in condizioni climatiche particolarmente rigide. Indossare 47 protesi diverse o sottoporsi a 4-5 ore di trucco svegliandosi alle 3 di notte possono considerarsi una passeggiata rispetto alle temperature proibitive (fino a 40 gradi sotto lo zero) delle location in cui dovevano essere girate le scene che hanno portato l’attore a rischio di ipotermia. Oltre alle asciugatrici giganti portate sul set, la sua resistenza al congelamento è stata dovuta alle pellicce d’alce e d’orso dal peso di 45 kg che ha dovuto indossare ogni giorno. Ma non è finita qui. In una scena particolarmente cruda del film, Hugh Glass per sopravvivere sbudella un cavallo e si rifugia nel suo ventre: così per girarla DiCaprio si è infilato realmente in una carcassa.

Insomma potremmo dire che Leo meriterebbe di essere premiato a priori, anche solo per il suo coraggio e la sua devozione.

Tuttavia di interpretazioni da Oscar, DiCaprio ne ha offerte tante al suo pubblico.

Ricordiamo la nomination come miglior attore per “The Wolf of Wall Street” nei panni di un memorabile e sorprendente Jordan Belfort, quella per il leggendario Howard Huges in “The Aviator”, per “Blood Diamond” e per “Buon compleanno Mr. Grape” nel 1993.

Molti di più i film, ognuno con uno spessore diverso e profondo, che non sono stati presi in considerazione dall’Academy nel corso degli anni: “Gangs of New York” e “The Departed” di Scorsese, “Prova a Prendermi” di Spielberg, “Django Unchained” di Tarantino o “Revolutionary Road” di Mendes.

 

 

Eleonora Mirabile

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