L’Italia ‘buona’ ma con politiche sbagliate


 

Gli italiani in linea di massima si presentano come un popolo altruista, pronto ad aiutare il prossimo. Da quando è scoppiata la seconda guerra civile in Libia, nel 2014, l’Italia ha cercato, anche se in modo sbagliato, di accogliere quanti più immigrati. Viviamo in un Paese cattolico in cui si insegna sin dalle scuole elementari ad aiutare il prossimo, il quale però dovrebbe essere grato per l’aiuto ricevuto e rispettoso verso il Paese che lo accoglie e la sua gente.

 

L’Australia è uno dei Paesi più civili al mondo, come si comporta con gli immigrati? È stata spesso criticata e accusata di ‘islamofobia’ a causa delle sue politiche migratorie sempre più dure.

La nuova legge sull’immigrazione ha abolito il visto 457 che con un contratto di lavoro di due o quattro anni portava alla residenza permanente. Il nuovo visto si chiamerà Temporary Skill Shortage, verrà dato solo a chi se lo merita grazie alle proprie capacità professionali. I politici australiani vogliono così garantire il lavoro alla loro gente, che viene prima degli altri.

 

In Italia non funziona così, ci sono tante famiglie italiane che chiedono aiuto ma che non ottengono risposta. Una signora italiana costretta a vivere con poco più di 300 euro al mese insieme alla nipote disabile ha chiesto allo Stato italiano, in diretta in un programma televisivo, che le venga dato aiuto come lo viene dato ai fratelli profughi.

L’Italia aiuta il prossimo ma non controlla, non è in grado di gestirli e nel frattempo agli italiani in difficoltà chi ci pensa?

L’Italia è un Paese civile, con una sua cultura, tradizione, storia e religione. Chiunque arriva deve rispettare questo Paese e la gente che ci vive, lo Stato ha il dovere morale di proteggere, salvaguardare il popolo e le usanze che lo caratterizzano.

 

In Australia le leggi sull’immigrazione si sono irrigidite anche a seguito di eventi spiacevoli dovuti alle gang islamiche. Dall’agosto al settembre del 2000, l’anno delle Olimpiadi di Sydney, una banda di 14 libanesi musulmani andava a caccia di minorenni dalla pelle bianca, una delle ragazze è stata stuprata dalla banda al completo per più di 6 ore.

 

Le differenze culturali devono essere colmate, se vogliono stare in paesi civili questa gente deve essere educata. Che questi ragazzi non siano abituati a vedere donne in jeans attillati o in minigonna non è un motivo per giustificare gli stupri, come purtroppo ha fatto qualche giudice liberando i colpevoli.

In questi giorni in Italia si parla del commento sullo stupro di una turista polacca a Rimini fatto dal ventiquattrenne Abid Jee, mediatore culturale presso una cooperativa sociale bolognese, che ha scritto sul suo profilo facebook che lo stupro è brutto solo nella fase iniziale e che anzi alle donne poi piace e si godono il rapporto. È stato sospeso dalla cooperativa ma si trova ancora in Italia, libero.

 

Italia buona ma fatti rispettare!

 

Laura Ciancio

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