
Lunedì 18 settembre è successo in provincia di Catania, un’altra violenza sulle donne. Un giovane nullafacente di 26 anni, Alfio Cardillo, è entrato nella guardia medica di Trecastagni fingendo di voler essere curato dalla dottoressa di turno. La vittima di 51 anni è stata violentata più volte ed è rimasta sequestrata dall’uomo per 2-3 ore. Fortunatamente un abitante della zona ha sentito le urla della donna e chiamato i carabinieri, che sono subito intervenuti arrestando l’uomo che si trovava ancora seminudo mentre la donna è stata portata all’ospedale di Acireale.
L’uomo si era occupato di rompere il telefono dell’ufficio e disattivare il pulsante di allarme.
Disperazione, malattia, voglia di potere, insoddisfazione? Qualunque sia stata la motivazione dell’aggressore è giusto che venga punito.
La legge italiana non deve permettere ad individui pericolosi di compiere due volte lo stesso errore, è già problematico che non si riesca ad intervenire la prima volta, ma concedere la remissività è troppo. Quando i colpevoli vengono colti in flagrante vanno messi in prigione e non rilasciati dopo qualche mese o anno.
I cittadini italiani sono stanchi delle ingiustizie, vogliono leggi efficaci e meno burocrazia in mezzo.
La violenza sulle donne è un problema mondiale, uomini che aggrediscono esseri più deboli, che possono essere donne o bambini, ci sono oggi, c’erano ieri e ci saranno domani, quindi se non si prendono delle precauzioni il problema non cesserà di esistere.
Il lavoro gratifica l’uomo, l’educazione insegna ad avere rispetto verso il prossimo, le leggi giuste fanno capire all’uomo che dove sbaglia c’è una punizione più o meno rigida a seconda dell’errore commesso. Questi sono i fattori che possono aiutare i Paesi a crescere e diventare più civilizzati anche se la civiltà non cancella la cattiveria, e quella va condannata.
Laura Ciancio






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