a cura della dott.ssa Valeria Barbagallo
Quando ci si avvicina a contesti scientifici molto specialistici, risulta sempre molto complesso, per una persona “non addetta ai lavori”, comprendere quando è accaduto o quali possono essere le ricadute sociali di uno studio pubblicato su libri o riviste specializzate.
Ricercatori particolarmente esperti nella loro materia, mostrano molte volte difficoltà a divulgare in maniera ottimale i risultati della loro ricerca.
“La capacità di far comprendere la scienza non è per tutti” a sostenerlo è Clemente Cipresso giornalista scientifico è responsabile dell’ Imaging preclinico presso l’Università degli Studi di Catania.

QUANTO CONOSCIAMO I RISULTATI DELLE SCOPERTE SCIENTIFICHE?
Del Dott. Clemente Cipresso
“Durante gli anni ho incontrato persone che svolgevano perfettamente il loro lavoro e lo sapevano anche comunicare. Poi c’erano altri che erano concentrati esclusivamente sugli aspetti tecnici del loro ruolo, tralasciando quasi meccanicamente la parte della divulgazione scientifica”.
In tale contesto, diviene quasi obbligatoria l’esigenza di adoperare tutti gli strumenti conoscitivi e tecnologici per arrivare un pubblico sempre più vasto.
Perchè probabilmente a qualcuno è arrivata la notizia che mangiare grassi non fa male in virtù dello studio presentato a Barcellona al congresso europeo di cardiologia che ha messo in discussione quanto indicato finora in molte linee guida sulla salute. Le conclusioni dell’indagine, durata ben 10 anni, hanno ribaltato molte delle linee guida sulla salute cardiaca. Lo studio PURE (Prospective Urban Rural Epidemiology),condotto dall’Università di Hamilton, in Canada, sostiene che non siano la carne ed i grassi, ma un menu troppo ricco di carboidrati, ad aumentare le possibilità di morte prematura.
“Ma quanti invece sanno della P13k-C2a? Ovvero della proteina che permetterà di migliorare le terapie per il tumore al seno?”
La scoperta, infatti è stasta pubblicata solo poche settimane fa dalla rivista scientifica internazionale Cancer Cell arriva da Torino, dal Centro di biotecnologie molecolari dell’Università di Torino, dal gruppo di ricerca di Emilio Hirsch.
“O quanti davvero sanno delle problematiche cardiologiche legate alle terapie oncologiche?” La tematica cardioncologica infatti ha assunto negli ultimi anni grande importanza, perchè spesso chi guarisce dal cancro, fino a pochi anni fa, poteva ammalarsi al cuore in virtù della nota tossicità da antracicline da tempo ed è considerata il più classico esempio di cardiotossicità in oncologia.
“A livello locale e nazionale” – infine – “sarebbe auspicabile un networking tra i vari professionisti, università ed associazioni che già da anni si occupano di divulgazione scientifica”.
Sembra quindi possibile e soprattutto auspicabile un coinvolgimento tra ricercatori e divulgatori allo scopo di entusiasmare giovani e meno giovani sul ruolo meraviglioso della ricerca e sulle indubbie ricadute nella vita quotidiana.
C.C.






Lascia un commento