Cultura: privilegio e condanna! 


Sembra un ossimoro, ma no lo è.
Privilegio perché accumula cultura solo chi può permettersi di farlo e la ricchezza privata troverà sempre il modo di scavalcare chi non ha risorse.
Condanna perché produce una sorta di assuefazione, un fascio di abitudini, di bisogni, di mancanze.
L’Italia vanta un’altissima percentuale di laureati in materie umanistiche, che purtroppo si piazzano male sul mercato del lavoro e sono i più difficili da valorizzare e quindi condannati alla frustrazione.
Oggi, per garantirsi un posto dignitoso nella società, bisogna formarsi, competere, investire.
Il riconoscimento sociale è un bisogno primario, come quelli fisiologici del nutrimento e del sonno. Fare un lavoro coerente col nostro percorso di studi è come soddisfare il bisogno di mangiare, bere e dormire. Tutti lo inseguono, pochi lo ottengono. Ed è così che oggi l’Italia vanta la classe disagiata dei perdenti colti.
Scriveva Kafka nei suoi diari: “La mia educazione mi ha riconosciuto in molti sensi”. E poi nel racconto La metamorfosi si mette in scena sotto forma di un gigantesco scarafaggio, odiato e incompreso.
La nostra cultura ci mostra dove siamo e dove vorremmo essere.
Giusi Lo Bianco

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