Ci siamo mai chiesti il perché c’è tanto proselitismo sul tema della donazione del sangue? La risposta parrebbe essere scontata: “salvare una vita umana.” In realtà, in pochi si immedesimano in quest’affermazione, se non quando capita che un familiare od un amico si ammala e per necessità si diventa donatori. Eppure, donare il sangue è un gesto non solo nobile, ma anche molto semplice. Non tutti ma, la stragrande maggioranza delle persone, può essere un donatore. Ciò che manca è la cultura di base, perché è davvero triste apprendere che solo dinanzi ad un evento critico si pensa di correre ai ripari. Il punto è che se iniziassimo a pensare che un domani potremmo averne bisogno anche noi e che non è scontato che arrivi, proprio per carenza di donazioni, allora forse si verrebbero in mente tutte le volte che per superficialità o per egoismo o per paura della puntura dell’ago, non siamo stati i primi a donare.
La sensibilizzazione dovrebbe partire dalla scuole elementari, perché possano capire l’importanza del valore della donazione e della vita umana.
L’ Associazione Donatori San Marco, inizia la sua mission nel 1994, inizialmente erano un gruppo di volontari tenacemente convinti del loro scopo: “dare una speranza di vita a chi fa i propri conti con la morte” Sono parole forti, ma chi presta la propria opera negli ospedali non può che annuire dinanzi ad una realtà simile. Quando il sangue non arriva o arriva tardi, è un fallimento per tutti.
Ecco perché i volontari dell’Ass. San Marco si sono rimboccati le maniche e si sono messi al servizio dei reparti di Medicina Trasfusionale, Cardiochirurgia, Ematologia, Oncologia, Talassemia, e laddove ci sia necessità di sangue.
L’attuale Presidente Il Dott. Prof. Fancesco Paolo Maccarione, istituisce nel 2001 l’associazione , quando allora era il Direttore del Centro Trasfusionale del’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania. Il suo impegno , assieme ai volontari ha determinato una progressiva crescita di donazioni. Basti pensare che dal 2003 in cui si sono registrate 3461 donazioni ad oggi, c’è stato un incremento di quasi il triplo.
Dietro a questi numeri, si celano fatiche, organizzazione, umanità, campagne di promozione e sensibilizzazione, che hanno permesso di implementare i centri di raccolta sangue. Infatti, la sede fissa si trova in Via Ofelia 35 a Catania, ma dal 2015 viene aggregato un presidio di raccolta al Garibaldi e nel 2016 il centro raccolta sangue dell’Ospedale Vittorio Emanuele si trasferisce al Policlinico di Catania.
Nonostante il duro lavoro, ancora però non sono stati raggiunti gli obiettivi di soddisfacimento del fabbisogno di sangue . Il deficit attualmente è di circa diecimila donazioni. Non è certamente poco.
Giorno 10 dicembre , in occasione della “Festa del Donatore” tenutasi allo Sheraton Catania Hotel, sono stati premiati tutti quei donatori che hanno raggiunto dalle 40 ad oltre 100 donazioni.
La signora Maria Meli, donatrice, dal 2003, racconta la sua esperienza personale. Inizia a donare, per necessità, in quanto il marito di una sua cara amica aveva bisogno di trasfusioni di piastrine . Lei si offerse volontaria al prelievo e scoprì di essere una miniera fertile di piastrine. Il gesto che stava per compiere ha superato la sua paura iniziale, cioè il rapporto con l’ago. Sebbene possa sembrare una cosa superabile per molti diventa un grande ostacolo. Ringrazia sempre il suo mentore, il Dott. Palermo , che per lei ha rappresentato una rassicurazione importante, al punto che oggi anche i suoi familiari sono donatori.
Ma la curiosità di capire come avviene la donazione sul campo ci ha condotti dal Dott.re Luca Luparelli che svolge il ruolo di selezionatore e prelevatore. In pratica, il primo approccio col possibile donatore. Questo -ci spiega – è un momento cruciale e delicato. Se si sbaglia l’ attenzione di questo momento, si fallisce nella mission. È fondamentale instaurare un rapporto umano di fiducia. Chi dona deve sentirsi in un contesto familiare, perché compie un atto di amore e vuole sentirsi rassicurato dal fatto che, il suo gesto si trasformi in un legame interconnesso tra la propria vita umana ed un’altra. Questa è la magia della nostra esistenza.
Il suo compito, oltre all’accettazione del donatore è quella della visita e del prelievo per emocromo per verificarne l’idoneità. Inoltre ricorda, che si può donare a partire dai 18 anni fino ai 65anni.
Per il paziente l’analisi è anche un modo per fare un controllo del proprio stato di salute. Alcune persone , hanno scoperto proprio in fase di controllo di essere affetti da patologie o comunque di avere qualche problema.
Dall’intervista all’infermiere specializzato Bravo Jesus, emergono dati interessati in merito alle motivazioni che a volte spingono il probabile donatore a presentarsi ai centri di prelievo. Infatti, se per la maggior parte dei casi, la motivazione risiede nella “necessità”di dare aiuto ad un familiare, per altri casi invece risulta essere incentivante avere la possibilità di fare dei controlli, del tutto gratuiti ed usufruire del beneficio dell’astensione dal lavoro regolarmente retribuita dal datore di lavoro.
Di certo questi diritti, riservati a chi vuole aiutare altre vite, si spera non diventino la ragion d’essere della donazione.
Altro dato rilevante, sostiene Jesus, è l’incremento negli ultimi tempi di donatori extracomunitari, fortemente motivati e già donatori nel loro paese d’origine. L’importanza della donazione, non ha letteralmente confini, perché il sangue non si può produrre in laboratorio, non si può acquistare, né pretendere, si può solamente DONARE.
E sempre in tema di solidarietà è risultata essere di grande sinergia la collaborazione con Telethon. Infatti, in occasione della Festa del Donatore , sono stati venduti dei cuori di cioccolata per un ricavo complessivo di mille euro, interamente devoluti alla Fondazione Telethon.
Valeria Barbagallo






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