
Nel Giardino dei ciliegi Cechov raccontava le vicissitudini malinconiche di una famiglia costretta, in nome dell’inesorabile ragione economica, a vendere il suo bene più prezioso: un rigoglioso giardino. L’attaccamento dei personaggi a uno sguardo esterno può apparire come un lusso, ma invece per loro è un bene incredibilmente prezioso.
Come si definisce ciò che è futile e ciò che invece è necessario?
Maslow, psicologo contemporaneo, parla di bisogni primari (bisogni fisiologici) e bisogni secondari (famiglia, amicizia, lavoro, affetti), proponendo uno schema in forma piramidale per spiegare in che ordine vengono soddisfatti i bisogni umani.
Alla base ci sono i bisogni fisiologici, poi l’appartenenza, a seguire la stima e a finire l’autorealizzazione. Parla proprio di bisogni primari e secondari. Insomma una bella salita dal materiale al culturale, dal funzionale al simbolico. In cima alla piramide si trova il giardino dei ciliegi, quello che ognuno di noi ha bisogno per sentirsi vivo, attivo, realizzato, appagato. Ma è proprio vero che sta in cima? È proprio vero che viene dopo tutti gli altri bisogni? Qualcuno parla addirittura di piramide rovesciata affermando che il giardino dei ciliegi in realtà è quello che più ci appaga e ciò che nella nostra vita vorremmo che si soddisfacesse per primo.
Forse è un bisogno astratto e forse chi riesce a soddisfarlo potrà poi soddisfare tutti gli altri.
Forse è un equilibrio emozionale, o magari è un caos tra fisico e simbolico da cui tutto prende forma. Il suo spazio nella piramide rimane astratto e indefinito, ma indispensabile.
Giusi Lo Bianco






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