
Quante volte restiamo delusi dal comportamento degli altri! Ciò accade perchè nell’interpretare il comportamento altrui,siamo portati a pensare che gli altri si stiano comportando nello stesso modo in cui ci comporteremmo noi in una determinata situazione.La psicologia sociale definisce questo atteggiamento bias di “falso consenso”,perchè si ha la tendenza di incorrere in errori sistematici di giudizio,sulla base di spinte motivazionali ed emozionali.
Un’altra spiegazione è data dall’effetto salienza,chi osserva è focalizzato sull’altro ed è quindi la salienza dell’altro che rivela l’errore di attribuzione.
Se si tenta di individuare le cause che ci vedono” attori” protagonisti in un evento,scatta un meccanismo di difesa della nostra autostima detto “self-serving”,i successi vengono attribuiti alle nostre capacità,mentre per gli insuccessi,ricerchiamo cause esterne.
Stesso meccanismo avviene all’interno di un gruppo: si gioisce per un successo,attribuendolo anche al proprio merito,mentre per una sconfitta o un obiettivo non raggiunto,tendenzialmente si attribuisce la colpa agli altri membri,con una sorta di diffusione della responsabilità.
I singoli soggetti si percepiscono con una media superiore alle loro capacità,a volte affette da un ottimismo irrealistico e di invulnerabilità.
Pensiamo infatti che un successo dipenda da una nostra “falsa unicità”,mentre le opinioni sbagliate,gli insuccessi o i comportamenti negativi,li giustifichiamo come appannaggio di tutti.
Paradossalmente sono le persone più critiche verso se stesse ad avere un giudizio più equilibrato,ma questo atteggiamento spesso rappresenta un limite per le proprie capacità. Il giusto equilibrio per ridurre questa dissonanza sta nel cambiare l’atteggiamento riguardo alle difficoltà da affrontare e nel saper gestire il rapporto empatia/resilienza con una maggiore disponibilità nell’accettare il punto di vista degli altri.
Valeria Di Bella






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