PENNE EMERGENTI


 

A cura della dott.ssa Valeria Barbagallo

 

Questa settimana voglio stupirvi! La penna emergente che sto per presentarvi è un artista di grande spessore , è un cantante professionista che possibilmente avrete già ascoltato in qualche piazza od evento o locale. Andrea Romano in questa sede vi catturerà per la sua sensibilità e per la raffinatezza di pensiero e scrittura.

 

Nota Blues

“Sometimes it’ s worse to win a fight than to lose”. Billie Holiday,[1]

 

Restituiamo la dignità alla Musica!

Per molti personaggi registrare due note su un software virtuale o meglio in sala registrazione da l’idea di entrare a far parte dei grandi. Così, case discografiche, produttori e manager si accontentano dell’indifferenziata e quello che una volta la musica univa, oggi lo separa. Ci troviamo di fronte ad un caos che non fa altro che alimentare uno spiccato malcontento collettivo. Qualcuno potrebbe obiettare dicendo che i soldi girano comunque nel mercato, ecco allora che la mia risposta non tarda ad arrivare perché se provaste a dare da mangiare delle carcasse agli avvoltoi è scontato che verrebbero in massa. In altre parole si sta dando la mansione di un medico ad un macellaio quando forse sarebbe il caso di dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio come ordina il proverbio latino “Reddite quae sunt Caesaris Caesari et quae sunt Dei Deo”. E’ normale che tutto quello che facciamo o diciamo alimenti l’interesse di chi la pensa come noi, ma tutti abbiamo una grande responsabilità e specialmente le etichette discografiche dovrebbero essere le prime a comprenderlo in quanto la loro scelta musicale ha un forte potere educativo e morale nei riguardi del pubblico. Le masse vanno educate, non assecondate con “arrangiamenti spiccioli”. Il tema che vi propongo è inerente alla musica e questo ormai lo avete ben compreso, ma se provaste a riflettere un solo secondo vi accorgerete come tutto funziona a catena e che ogni ambito coinvolge tutti gli altri. Giusto per aprire una piccola parentesi, la televisione dovrebbe essere fortemente sanzionata quando manda in onda lo sputo di certi individui che si arrogano l’appellativo di “artista” perché trattasi di un potere concessogli dagli stessi produttori che li promuovono. Con i canali televisivi il personaggio pubblico sta entrando nelle case dei telespettatori, ma forse qualcuno pare che l’abbia dimenticato. Quindi chi ha un atteggiamento diseducativo in diretta lo ha a casa mia. E Oggi vedo proprio questo, un amnesia totale sostituita da un rovescio della medaglia dove certi nomi solcano teatri e palchi importanti rovinando l’ immagine e la storia di luoghi di prestigio solo perché si è preferito “dare da mangiare ai porci per fare i porci”. Un espressione tanto forte la mia quanto violento è l’impatto che ne ricevo da spettatore e lettore di fronte ad una realtà che nessuno può più negare. La concorrenza è spietata lo sappiamo, ma dove un VERO ARTISTA pensa di “vincere facile” in realtà riceve uno getto d’ acqua gelida in faccia in quanto le componenti non sono più competenza è talento ma bensì trasgressione oltre ogni limite. Oggi vanno le personalità fuori dal comune per emergere e non importa essere stravaganti in meglio, l’importante è andare oltre ogni aspettativa. Bisogna avere una storia assurda che superi perfino il proprio talento pero, se non vado errato, il chirurgo esercita la sua professione non certo per le sue esperienze di vita giusto?… Quindi, perché da cantante devo mettere la mia vita privata alla portata di tutti? Oggi la musica non è più Musica e gli Artisti dovete andare ad ascoltarli nella nicchia. Non emergeranno artisti come una Whitney Houston e finché esisteranno Celine Dion, Andrea Bocelli, Stevie Wonder, Adriano Celentano, Riccardo Cocciante, Zucchero, Anastacia e tanti altri dal calibro simile godeteveli. Gli Artisti di questa generazione e delle future incontreranno una scalata piuttosto spigolosa. Concludendo questa breve premessa mi limito a fare il mio più grande augurio a Sergio Sylvestre, uno dei pochissimi nomi che mi sovviene al momento, un Artista emergente meritevolmente in questa massa. In queste frasi conclusive non posso dimenticare certo i sacrifici e gli sforzi di chi si sta muovendo in “sordina” per realizzarsi. A quelli che come me hanno speso tutti i loro risparmi per affrontare un talent che non restituirà mai la dignità che meritano, perché ad ogni pagliaccio scelto corrisponde un sogno violentato. E ricordandovi l’appuntamento al prossimo numero, auguro ogni forma di meritocrazia a chi trema di fronte ad un pubblico, a chi si emoziona con una ballad[2] e a chi dona le sue lacrime durante un esibizione e perfino a chi dimentica le parole nel pieno di una canzone. A tutti voi lettori, scrittori, artisti, cantanti, attori e sognatori, siate luce ovunque andiate, sempre.

Andrea Romano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Origini black

Cari lettori, in questa seconda sezione avrei il piacere di condividere con voi un breve tour culturale riscoprendo le origini di un genere scarsamente valorizzato nel nostro Paese. Partiamo dal concetto di “musica” che è un sostantivo femminile associabile ad origini latine e greche [lat. Musĭca; gr. μουσική].  La disciplina promuove l’ arte del creare ed eseguire per comporre strutture melodiche semplici o complesse al fine di trattare qualsiasi tema con i suoni. I suoni si creano con gli strumenti musicali e con la voce ove soprattutto quest’ ultima si perfeziona negli anni con tecniche e stile distinguendo ogni artista per la propria originalità e classe. Aggiungo che la classe e lo stile di un cantante si notano quando l’egocentrismo e l’esibizionismo sono componenti nulle durante le proprie esibizioni. Le note vanno vissute e non esibite perché in caso contrario la risposta del pubblico potrebbe essere un applauso gelido o stentato. Le emozioni arrivano quando il cantante rivive un emozione, un sentimento, un pianto, un dolore o una gioia che sia, al contrario di una recita teatrale che richiama altre tecniche di interpretazione e che non sto qui a spiegare. Il Blues è il genere che definisco strong per eccellenza sposando tutto quello che ho scritto fino ad ora. Le note viaggiano tra rabbia, determinazione e pianti per una battaglia che vuole distruggere i limiti del disprezzo per il diverso, il “negro”. La storia ci insegna che gli africani venivano caricati nelle navi negriere contro il loro volere per poi essere catapultati in una realtà violenta e di sottomissione al fine di favorire l’economia dei bianchi. Il lavoro dei campi umiliava l’ identità del nero sottomettendolo alla supremazia della nobiltà. L’ idea di supremazia per via del colore pelle rende i bianchi insignificanti, eppure essendo in massa erano forti cosicché deprivavano quella povera gente della loro dignità ed identità. Ma i problemi di fondo non erano solo l’ emancipazione e nonostante il movimento femminista si fosse già mosso ufficialmente nell’ Ottocento, vi era una cantante di nome Mamie Smith che nel 1870, oltre a lottare contro la supremazia dell’ uomo bianco, lottava anche contro la supremazia dell’ uomo in generale. “Crazy Blues” è il brano in questione ” I can’t sleep at night,/ I can’ t eat a bite/ ‘Cause the man i love/ He don’ t treat me right”,<<Non riesco a dormire alla sera,/ Non riesco a mandare giu un boccone,/ Perché l’ uomo che amo/ Non mi tratta bene>>. Il brano si presentava accompagnato da strumenti a fiato di cui il trombone era quello principale e che introduceva il testo con una breve improvvisazione a ritmo andante, ovvero scorrevole. Le note profonde “marchiano” l’ anima blues introducendo la cantante mentre gli altri fiati si adagiano sul fondo delle battute con volume costante e sostenendo l’ interpretazione del cantato. Siamo agli esordi, quando la musica nera si trasferisce dai semplici canti nei campi, i “work songs”, alle sale di registrazione e ai locali delle città amplificando il messaggio di denuncia della frustrazione in questo “teatro sociale”. Non ho dimenticato i vari passaggi che ci stanno tra i campi e i palchi scenici e colgo l’ occasione per aprire una piccola parentesi infatti sul genere Spirituals, nato da contaminazioni religiose e musicali di origini miste che maturava nel Gospel. Chiedo venia per il “gap” appena compiuto, ma i canoni mi costringono a fare dei “tagli” nonostante ogni anello fosse meritevole di approfondimento. Ad ogni modo per rientrare in tema, la storia della musica nera rivela altre denunce simili, ricordate la famosissima “Respect” interpretata da Aretha Franklin? I diritti d’ autore appartengono a Otis Redding che pretende il rispetto da parte della sua donna al rientro in casa:  <<Ciò che volevi, tesoro l’ hai ottenuto,…/ ciò che chiedo è il rispetto quando rientro a casa>>. Al primo impatto il brano potrebbe sembrare maschilista, del resto non si capisce bene a quale rispetto si riferisca il cantante e una donna, come ogni singolo individuo, si aspetta di essere considerata nella sua dignità umana al pari di tutti prima ancora di essere sobbarcata di soldi. A tal proposito non tarda ad arrivare la risposta della Queen of Soul Music, Aretha Franlik che si appropria volutamente della medesima canzone rivendicando il “respect” come donna. Qui il valore semantico cambia e la visione maschilista si sgretola davanti alla rivendicazione dei diritti delle donne al pari di quelli degli uomini e su questa stessa onda di pensiero non possiamo non citare anche Tina Turner in una versione degli anni ’90 sempre con lo stesso brano quando stava con Ike, cantante e musicista che la lanciò musicalmente e che paradossalmente la picchiava nel privato. Sarà infatti la stessa rockstar a denunciarne l’ accaduto con un film autobiografico, “What’ s Love got to do with it”. Titolo che venne usato anche nella canzone che la ripiazzò sotto i riflettori dopo il vissuto di quegli anni turbolenti. Di materiale sul genere ce n’è parecchio e non è facile riassumerne i contenuti, ma prima di salutarci vorrei ringraziare e dedicare questa pagina ai grandi del Blues menzionando i “Parents” ovvero i genitori di questa magnifica identità musicale: Gertrude Ma Rainey e a William Christopher Handy, fautori del genere; stima e rispetto vanno anche a B.B. King, l’ ultimo Re del Blues deceduto nel 2015 all’ età di 89 anni; rivolgo un umile pensiero anche a Bessie Smith, l’ imperatrice del Blues morta in seguito ad un grave incidente che nonostante la notorietà non le salvò la vita perché non era bianca. Celebre è St. Louis Blues, un capolavoro del padre del Blues, W. C. Handy, e reinterpretato da altri Nomi importanti come proprio Bessie Smith, Louis Armstrong e altri. Per il periodo e le problematiche politiche e sociali che si trovava a vivere l’ America, “The Empress Of The Blues” non si preoccupava dell’ opinione pubblica e grazie alla sua personalità sfacciata viveva serenamente la sua condizione di essere nera, donna e pure bisessuale. Probabilmente si trattava di una qualità ereditata dalla madre del Blues, Ma Rainey che la prese con se nei suoi spettacoli. Con ciò rivolgo le mie più sentite scuse per non avere lo spazio ed il tempo di ricordare ogni singolo Nome in quanto meriterebbero davvero tutti almeno due righe. I miei cordiali saluti a voi lettori e ringraziandovi per l’ attenzione dedicatami vi auguro buon proseguimento, a presto.

Andrea Romano

Bibliografia:

Elena Clementelli e Walter Mauro, Antologia del blues,Roma 1994

Sitografia:

Repubblica, 2015, Morto B.B.King, leggenda del blues. L’ultimo Re della musica delle radici, 15/05/2015 Carlo Moretti

http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2015/05/15/news/morto_b_b_king_leggenda_del_blues-114395114/

Encyclopædia Britannica, Bessie Smith american singer, the editors of Encyclopædia Britannica

https://www.britannica.com/biography/Bessie-Smith

Encyclopædia Britannica, Billie Holiday American singer, the editors of Encyclopædia Britannica

https://www.britannica.com/biography/Billie-Holiday

Billie Holiday, Billie Holiday Quotes, BillieHoliday.com

http://www.billieholiday.com/billlie-holiday-quotes/

 

 

 

[1] Billie Holiday: “A volte è peggio vincere una battaglia che perderla”. B. Holiday era una cantante jazz del Novecento dotata di un pungente blues che le permise di riscattarsi dalla prepotenza e dall’ arroganza maschile. Il fato non le aveva riservato un destino facile prima perché nera e poi perché donna. I documenti storici confermano infatti una vita aspra e piena di violenze già dalla tenera età.

[2] Ballad: si tratta di una struttura musicale composta da un contenuto narrativo spesso sentimentale ed un tempo lento.  Esempi :  “Don’ t Leave Me In This Way” di Tina Turner; I Will Always Love You di Whitney Houston; Je Suis Malade di Serge Lama.

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