PENNE EMERGENTI – Andrea Romano


A cura della dott.ssa Valeria Barbagallo

Cari lettori, sono sempre più entusiasta di proporvi gli articoli degli artisti di questa rubrica. Andrea Romano ci ha scaldato il cuore nello scorso numero, oggi farà ardere la nostra anima. Buona lettura.

27 Gennaio 1945

<<L’affermazione più profonda che sia mai stata pronunciata a proposito di Auschwitz non fu affatto un’affermazione, ma una risposta. La domanda: “Ditemi, dov’era Dio, ad Auschwitz?”. La risposta: “E l’uomo, dov’era?>>. William Clark Styron

Miei cari lettori colgo l’ occasione per darvi il benvenuto con un “omaggio” tutto originale pensato a onorare e rispettare un lutto che rinnoviamo ogni anno. Ogni singolo istante della nostra vita è ricco di un infinità di strade che possiamo usare al fine di poterci esprimere, ispirare, osservare ed ascoltare. E solo attraverso il verbo esatto possiamo cambiare la realtà che ci circonda. Grazie a questi pensieri ho cercato di sforzarmi nel trattare con rispetto un tema come quello che vi propongo in questo numero. Se la scelta delle mie parole e la posizione di queste funzionasse a trasferire il mio pensiero a voi lettori allora vorrà dire che una nuova chiave di lettura sta aprendo i portoni di ogni singola realtà. Quindi, a sua volta coinvolgerà quelle adiacenti ed è solo in vista di questa interconnessione unanime che possono compiersi i grandi cambiamenti. E così nella Settimana della Memoria, spalanco i cancelli della comunicazione per ricordare quali conseguenze conservano le azioni del nostro passato, presente e futuro. Al principio avrei dovuto mantenere una coerenza tematica seguendo quanto detto nell’ articolo precedente, ma non potendo rimanere indifferente di fronte alla storia che sta attraversando questa giornata ho scelto di legare la musica alla memoria. Oggi conosciamo tutti le cicatrici dell’ Olocausto come un genocidio fatto contro gli ebrei, ma sono convinto che solo pochi hanno avuto il coraggio di uscire fuori dalla dottrina scolastica scavando nella Pagina Nera di questo momento storico. E riflettendoci, trovo inutile e offensivo sottolineare l’ importanza del “non dimenticare” se poi creiamo delle lacune. A tal proposito giornalisti, scrittori e soprattutto insegnanti si macchiano dello stesso sangue delle vittime dal momento in cui omettono anche un solo “pezzo del puzzle” che crea “Il Film dei questo Inferno”. Una pagina di storia sta sanguinando e come portavoce tutti dobbiamo impegnarci a risvegliare la sensibilità dei bambini e degli adolescenti presentando sempre e comunque un quadro integrale anche quando qualcosa ci sembra personalmente scomodo.

Salvador Dalí, El rostro de la guerra 1940

Verità sulla Shoah

Shoah, dal termine ebraico <<tempesta devastante>>, dove i condannati senza colpa non erano soltanto ebrei, ma chiunque fosse ritenuto “impuro” come: zingari, Testimoni di Geova, disabili, dissidenti politici, omosessuali, emigrati, emarginati sociali, soggetti mentalmente instabili e tutti quelli sospettati di infrangere il disegno dittatoriale. Caricati con la forza sui vagoni per bestiame, i prigionieri cominciavano il loro viaggio giungendo davanti ai cancelli dove ad accoglierli vi era un motto: Arbeit macht frei, tradotto <<il lavoro rende liberi>>. Ma una volta giunti nelle viscere dell’ Inferno, di libero c’era solo il desiderio di morire. Cominciava così un incubo da cui non ci si poteva più risvegliare e dove umiliazioni e torture a carne viva erano la specialità del criminale Joseph Mengele. <<…ricordati di morire nel campo, se devi morire, ma non passare dal Revier, perché se vai al Revier non esci più>>. Il Revier era il luogo perfetto per il medico della morte, potremmo definirlo come una delle cave infernali che aggiungeva un’ altra tonalità di rosso al “ritratto” del Novecento. Niente a che vedere con il surrealismo artistico di S. Dalí. Infatti, l’ ispirazione “surrealista” del pittore si adagiava perfettamente allo scenario “surreale” realizzato dalle sperimentazioni dell’ assassino. Vi prego di scusarmi cari lettori, ma quando si riaprono ferite così grandi non mi sento di accostare il titolo di dottore davanti ad un nome simile. Pertanto,  nella miapenna”, non scorrerà mai dell’ inchiostro che lo degni di quel titolo. Il Bastardo si faceva chiamare dai bambini come “lo Zio” e ricambiava definendoli “le Mie Cavie”. Scrivo volutamente in maiuscolo le iniziali dei sostantivi e del possessivo perché è importante riportare in vita il valore semantico di quelle affermazioni. Ogni singolo suono ha un forte potere evocativo che può rischiare di sterilizzare il contenuto se manca di attenzioni come si evince dalle righe iniziali di questo numero. I suoi esperimenti non seguivano alcuna metodologia e, stando ai documenti storici, osservava le sue vittime mentre li torturava misurandone la resistenza corporea. I bambini venivano immersi nell’ acqua gelida o mutilati senza alcuna anestesia. Il web è pieno di immagini che documentano tali atrocità, andate a dare un occhiata. Provate a guardare i loro volti , intrappolati in un immagine proprio come lo erano in quei dannati campi di sterminio. Il loro dolore, sembra quasi di riuscire a sentirne il pianto. E l’ orrore continuava con l’ omosessualità maschile dove gli uomini, considerati una minaccia, venivano trasferiti nei campi di concentramento pensando di curarli con pesantissimi lavori forzati. E tra i lavori pesanti e gli esperimenti letali, vi era anche un decreto legge che ordinava la castrazione obbligatoria per tutti i prigionieri. Invito voi lettori a leggere anche l’ autobiografia dello scrittore francese Pierre Seel, un uomo costretto ad assistere al macabro assassinio del suo compagno, sbranato dai cani. Un cittadino così provato da un esperienza simile che non dimenticherà mai le urla del proprio compagno immerso in quella trucida quotidianità. Quanti di voi conoscono questa autobiografia? Pochi o peggio ancora nessuno! Questo perché non esiste una traduzione italiana. Ma grazie all’ impegno del regista Giovanni Coda il nostro Paese può confrontarsi con un nuovo documento storico intitolato Il Rosa Nudo. Le donne invece si potevano ritenere salve dalla persecuzione in quanto non erano ritenute una minaccia sociale. Ora, anche se un sito importante come United States Holocaust Memorial Museum afferma una cosa simile, io mi rifiuto di crederci. Se l’ idea di trovarsi di fronte ad una donna stuzzicava a priori il desiderio depravato del soggetto maschilista, figuriamoci quando quest’ultimo si trovava di fronte ad una lesbica. Gli abusi e le violenze dovevano essere sicuramente all’ ordine del giorno e visto che non vi era una legge pronta a tutelrle, i crimini era concessi. Solo chi si rifiutava veniva uccisa o deportata nei lager e anche se scarsamente documentati, non è difficile immaginare che siano avvenuti episodi di questo tipo con un regime simile. La musica, d’ altro canto, aveva un ruolo primario nella politica e nelle tradizioni locali. Richard Wagner, compositore di fine Ottocento, rifletteva tutte le aspettative della futura dittatura e fu solo condividendo odio e violenza mediatica che sorgeva dall’ ombra della sua carriera. Dall’ ideologia razzista e discriminatoria che trasudavano le pagine del Bayreuther Blätter, un mensile diretto da Hans Von Wolzogen. Il seme antisemita cominciava a farsi strada tra le personalità più fragili del sistema. Di conseguenza, il pilastro discriminatorio cominciava a riempire i buchi sociali e politici di un umanità che stava calando a picco. È giunto il momento di salutarci, ma questa volta la mia attenzione va a voi guerrieri e testimoni di quel maledetto periodo. La vostra esistenza si espande nello spazio e nel tempo a discapito di chi invece firmò la sua condanna approvando quegli emendamenti. Ovunque siate ed in qualunque forma vi manifestiate, sarete sempre degli Eroi che nessuno potrà mai dimenticare. Dedico questo articolo come un umile omaggio a tutti voi che avete lottato e a tutti quelli che hanno provato ad aiutarvi. Vi voglio bene, a presto!

Umanamente, Andrea Romano.

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