Quando andavo alle superiori c’era un giornalino che suscitava in me tanta benevola invidia per chi ci scriveva. Lo leggevo avidamente e con tanta curiosità. Ai miei occhi erano tutte penne sublimi, piene di talento e di umorismo raffinato. Non avrei mai potuto essere all’altezza di quel manipolo di letterati, pertanto decisi di continuare a scrivere le mie osservazioni del mondo nei miei diari, banali e segreti. Mai osai vergare neppure una didascalia su quelle pagine che offrivano un’affascinante, libera e democratica palestra per tutti coloro che come me sognavano di scrivere per essere letti. L’ansia da prestazione mi annientava e rappresentava un seme che sarebbe diventato una pianta infestante: il senso di inadeguatezza. Poi per fortuna la vita ti conduce dove vuole lei e allora si impara prima a camminare e poi a correre, prima a galleggiare e poi a nuotare e si comprende che nessuna sfida è così grande da non potere essere affrontata.
Si impara il potere della reazione.
Basta crederci e provarci.
Nella vita mi è capitato di rispondere “sì” con inaudita incoscienza e temeraria fiducia nonostante la paura fosse predominante. Ho accettato proposte “invasive e fortemente rivoluzionarie” perché ho ritenuto che era mio dovere buttarmi, perché è giusto misurarsi con ombre più grandi della nostra, perché in fondo vorrei riscattare quella ragazzina che aveva paura di scrivere in quel giornale, vorrei riscattare tutte quelle parole non dette e non scritte per paura di non essere all’altezza…perché la vita mi ha insegnato a non rimpicciolirmi.
Giusi Lo Bianco






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