Il deficit italiano agroalimentare ammonta a 4,5 miliardi di euro annui. Il Paese anziché agevolare la produzione nazionale preferisce importare prodotti dall’estero perché “più conveniente”.
Secondo Roberto Defez, biotecnologo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, è arrivato il momento per l’Italia di iniziare a produrre mais Ogm, geneticamente modificato. Questo tipo di produzione non solo ridurrebbe i trattamenti con gli insetticidi ma aumenterebbe la produzione del 20%.
Il divieto è un controsenso per il Paese il quale, vieta la produzione di organismi geneticamente modificati, ma finisce per metterli nei piatti degli italiani acquistandoli dall’estero.
C’è da tenere in considerazione il fatto che più della metà del mais prodotto in Italia risulta inquinato da micotossine, elementi tossici prodotti da funghi, il che lo rende non commestibile dalla popolazione umana, vietato. Come succede anche per altri alimenti, questo mais non va buttato bensì riciclato nel mangime di vacche. In sostanza finiamo sempre per mangiarlo in un modo o nell’altro.
Nel 2018, se l’Italia non dovesse rimuovere il divieto di produzione, verrà speso un miliardo di euro per importare mais da altri Paesi. Una grande somma di denaro che potrebbe essere investita in altro modo, ad esempio agevolando gli agricoltori italiani alla produzione di mais transgenico.
Sono numerosi gli studi che hanno dimostrato che il mais Ogm non è dannoso per la salute dell’uomo né per l’ambiente che ci circonda. Inoltre è autorizzato per il consumo umano da ben 22 anni.
L’Italia si definisce Ogm free, quindi libera da organismi geneticamente modificati, quando invece i dati dimostrano che vengono consumati 10 mila tonnellate di soia al giorno geneticamente modificata.
Laura Ciancio
Fonte: Corriere della sera/ANSA.it






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