Gli studi, le esperienze e la vita da professore commista a quella da deputato ed assessore del Comune di Roma hanno portato l’onorevole Marco Causi a posizionare lungo un preciso, ma sottinteso, filo logico parte dei suoi scritti, degli articoli e delle trascrizioni dei suoi interventi degli ultimi anni. Nasce così “Fermare il declino”, edito da Armando Editore, dal bisogno di coinvolgere e spiegare la realtà economica della nostra civiltà ad un pubblico che ogni giorno, non senza difficoltà, cerca di comprendere termini e motivazioni che, pur cambiando e spesso sconvolgendo la nostra esistenza, rimangono celati perché difficili da acquisire.
Dalla crisi economica mondiale del 2008 si giunge al cambiamento epocale della Brexit ed a tal proposito l’autore ci spinge a riflettere: “ Non è proprio il caso di imboccare questa strada – quella delle guerre tariffarie – si ricordi che la prima guerra mondiale, e poi la seconda che ne è stata conseguenza, ha avuto origine dalle politiche mercantilistiche e dalle guerre commerciali. L’Unione Europea è nata per non ripetere gli errori della prima metà del Novecento e per scrivere una nuova storia. Non può e non deve abbandonare la sua missione di fondo, nonostante la Brexit”. Altresì Causi ci spinge a non incappare nei semplicismi “L’Italia non può chiedere agli altri la condivisione dei rischi se non è disponibile a contropartite politiche di rilievo importante. Nessuno in Italia può cullare l’illusione di rilanciare il paese con qualche flessibilità da “zero virgola”, e non proseguendo invece un lavoro di lunga lena e di medio termine per la riforma e la modernizzazione delle strutture portanti del sistema paese”.
Le riforme, dunque, sembrano essere gli utensili per ricostruire il Paese. Ma l’obiettivo non può essere solo uno e non può solo riguardare l’Italia; siamo in Europa ed anche in quel senso le riforme e gli accordi internazionali e mondiali non hanno meno importanza: “A livello europeo ed internazionale si giocano partite importanti come quella del segreto bancario. In prima linea ci sono i nuovi strumenti per contrastare l’elusione fiscale delle grandi multinazionali e l’importante proposta italiana per un’imposta europea armonizzata sui profitti delle banche. L’imposta servirebbe a finanziare i salvataggi delle banche in crisi, evitando così di caricarli sui contribuenti, e un sussidio europeo di disoccupazione”. Per la fine del segreto bancario dobbiamo anche ringraziare l’amministrazione Obama senza la quale non sarebbe stata possibile la firma del Crs (Common Reporting Standard), il modello che consente a qualunque paese aderente di scambiare informazioni bancarie e finanziare. In tal senso si vuole anche offrire, a detta del prof. Causi, un percorso legale di emersione a coloro i quali hanno depositato in Svizzera delle disponibilità finanziarie attraverso il Voluntary Disclosure.
Il filo conduttore che lega gli scritti presenti nel libro ci porta alla più vicina ma gigantesca realtà delle vicende romane, ad esempio alla diatriba tra stato e Comune di Roma sul Parco archeologico del Colosseo. Un botta e risposta in ai merito ai modelli da seguire per la gestione dei due diversi siti: quello a destra e quello a sinistra di via dei Fori Imperiali, uno, quello che include il Colosseo per intenderci, gestito dallo Stato Italiano e l’altro dal Campidoglio. Secondo Marco Causi non essendo mai stato fatto uno studio di settore tra i due modelli sarebbe bene che i due contendenti smettessero di litigare: “ Stato e Comune dovrebbero affidare uno studio su questo punto a un soggetto indipendente che goda della fiducia di entrambi”. Riusciranno i nostri eroi? E riusciremo a comprendere che anche i musei, per una nazione come la nostra, sono servizi essenziali? Permettetemi di lasciare alle parole di Marco Causi la spiegazione riguardanti l’importanza delle attività che garantiscono la fruibilità dei beni culturali in Italia: “si tratta di attività che si svolgono all’interno (o nell’intorno) di beni la cui natura pubblica è indiscutibile (musei, aree archeologiche, monumenti, biblioteche, ecc); l’apertura al pubblico, la buona gestione, la capacità e la qualità dell’accoglienza in questi beni genera effetti esterni di enorme rilevanza: per il turismo, certamente – soprattutto nelle città di Roma, e altre in Italia, che sono attrattori mondiali e in cui la quota del Pil prodotta da turismo e cultura è di poco inferiore al 10 per cento – ma anche per il mantenimento e l’accrescimento del capitali umano del paese – una cosa che non si misura col Pil, ma che è altrettanto importante per lo sviluppo economico e la coesione sociale”.
La lettura di raccolte di scritti che riguardano l’economia europea può aiutare, senza dubbio, a rendere consapevoli e partecipi noi stessi. Ben venga se questa lettura abbraccia pensieri differenti, esperti e studiosi da più parti del mondo, fazioni politiche opposte ed altro ancora.
Paolo Licciardello






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