Continuo a pensare ad alta voce.
Torno a casa da lavoro alle 21.00 e mi ritrovo da sola, in una casa “fredda”. Le cose lasciate la mattina le ritrovo lì ad aspettarmi. Faccio la doccia, mangio qualcosa, rimetto in ordine, come se la giornata riiniziasse..
Si.. è così la vita di una donna separata che lavora: la mia, nello specifico. I figli, ormai cresciuti, è vero che non ti impegnano ma è vero che lasciano un grande vuoto. Povere noi! Per secoli la donna ha vissuto in una società fatta per gli uomini e ha dovuto pagare a caro prezzo ogni conquista fatta. Nella società preindustriale la donna lavorava nei campi come e quanto un uomo per il sostentamento della famiglia. Dopo, la rivoluzione industriale diede inizio ad un sistematico sfruttamento della manodopera femminile, abusata e sottopagata e questo, purtroppo continua a perpetrarsi.
E’ vero che oggi l’emancipazione delle donne ha permesso loro di stabilire un rapporto di parità con gli uomini, sia in campo sociale, che lavorativo, dapprima in quei settori che sembravano più adatti all’attività femminile, poi in ambiti che per molto tempo sono stati riservati esclusivamente agli uomini; ma è anche verissimo che nelle società gestite dal privato, a parità di ruoli e di carico di lavoro, un uomo viene pagato sempre di più rispetto ad una donna; senza considerare il fatto che il lavoro extradomestico si è sommato a quello domestico, tradizionalmente di loro competenza.
Può capitare che la donna quindi finisca per vivere con stress e insoddisfazione sia la sua vita di lavoratrice che quella di madre. Non bisogna dimenticare poi che nonostante il nuovo diritto di famiglia abbia messo fine ad un’assurda discriminazione tra i due sessi, esistono ancora dei pregiudizi nei confronti della donna sia nel mondo del lavoro che nella sfera familiare e sociale. La donna che riesce a conquistare posizioni di prestigio nel mondo del lavoro spesso sacrifica il desiderio di formarsi una famiglia, oppure, se decide di averne una, deve necessariamente delegare a qualcun altro la cura dei propri figli e la gestione della casa; questi poveri bambini non riescono a capire tutti questi meccanismi; sanno solo che la loro mamma non è presente. Da anni ormai le lavoratrici chiedono una serie di servizi sociali che consentano di far fronte agli impegni familiari, ma diciamocelo, qui è fantascienza. Se lavori, lavori spesso in nero, perché se il titolare ti mette in regola, ti chiede di firmare una busta paga superiore a quello che realmente percepisci e così quel poco che si riesce a guadagnare lo si torna allo Stato; figuriamoci parlare di servizi sociali.
La legge ha equiparato nel lavoro uomini e donne ma non ha potuto cancellare delle differenze di fondo che esistono tra i due sessi sul piano umano, culturale, psicologico e sociale.
Le donne sono state relegate per troppi anni ad allevare figli, a badare alla casa e a svolgere faticosi e sottomessi lavori; come, d’altra parte, oggi più che mai sono chiamate a confrontarsi e a dover risolvere da SOLE problemi che dovrebbero invece riguardare l’intera collettività.
Non voglio aprire il capitolo molestie…troppo ampio, troppo spinoso e vergognoso. Ma alla fine sono proprio tutte queste difficoltà che si sono trovate costrette ad affrontare che le hanno rese forti… che mi hanno resa forte. Però…che stanchezza…
Loredana Arcidiacono







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