Rubrica a cura di Valeria Barbagallo
La danza di Cinzia Cona come ricerca continua tra forma e contenuto, “il tramite” attraverso il quale, questa straordinaria professionista, riesce ad evocare immagini del comunicare e del sentire. Affascinante, Cinzia, quanto rigida e severa, come la sua danza, che trova il suo “archè” nella danza classica con le sue regole risolute fatte dal rigore di posizioni e passi imprescindibili. Studio, ricerca e tanta sperimentazione nell’universo del movimento sentito e danzato. Un misto di tecnica, grazia e movimenti sinuosi quanto precisi, di posture perfette e tensioni aggraziate che si perdono e ritrovano quasi a confondersi, intrecciandosi con nuove assonanze e nuovi mondi. Una danza dal battito siciliano, quella di Cinzia, che non si è fermata mai, che ha ricercato nel tempo, con costanza e dedizione, un proprio linguaggio specifico, unico, e come si sa l’unicità qui in Sicilia, è questione di carattere e Cinzia credeteci ce ne ha da vendere. Aprirsi a nuovi punti di vista, sicuramente differenti dal proprio, ma senza mai ridurli ad identità separate, ma dalle quali attingere per nutrirsi e rigenerarsi. Sono i mille volti della danza di Cinzia Cona, che danno la possibilità al corpo di parlare in “diverso” modo, avvicinandosi per taluni versi al teatro e all’essenza dei suoi gesti, mentre altre volte, approdano in soluzioni di movimento semplici, ma sorprendentemente vivaci.
Ascoltare il proprio corpo e la natura che lo circonda. Una sorta di necessità, della coreografa palermitana, di interagire nello spazio con altri corpi, per ricercare un proprio specifico linguaggio. Il risultato? La danza di cinzia Cona è riconoscibile ad occhi chiusi. In tournée in giro per il mondo, da Roma a Milano, a New York, da Bangkok a Jakarta, a rappresentare quanto di meglio la sicilianità possa esprimere.
Meravigliosa in “Memorie di un’ isola”, dove porta alla luce la dimensione emotiva di donne e madri tipicamente mediterranee che con tutta la loro sicilianità vivono con estremo coraggio l’esperienza del distacco dall’ isola.
E così Cinzia agganciata ad un gancio vola, e lo fa come fanno gli uccelli, sospesa a mezz’ aria, volerà aggrappata a trapezi, fili e sfere volanti che calcheranno i cieli del mondo, senza spazi senza confini. Quanta bellezza a vederla sospesa come un angelo dai riccioli biondi agli invisibili cavi d’acciaio ad inscenare in volo mirabolanti coreografie, spinta da macchine sceniche, lei professionista tra professionisti, sinuosa si eleva al cielo come acrobata che sfida con sfrontatezza la forza di gravità. E così che rimane impressa al suo pubblico, Cinzia vola, e lo fa sul serio…
E ce la ritroviamo meravigliosamente eterea e musa a Catania, irraggiungibile come sempre capita con i grandi professionisti, è proprio li nel nostro bel salotto barocco catanese, tra un giovane Bellini che suona le sue memorabili composizioni in un pianoforte sospeso a mezz’aria.
Le vele bianche di un leggiadro veliero attraversano il cielo della piazza, mentre “La Sonnambula” cammina nel vuoto. E mentre otto sacerdotesse raccolgono vischio e lo ripongono in grandi cesti richiamando in mente scene di un’incantevole “Norma” e sospesa al cavo come piuma al vento “Casta Diva” muove passi di danza nell’aria, Cinzia e pronta a spiccare il volo per un altro luogo, una città, un fiume a mezz’aria. Lo spettacolo volge al termine, scocca la mezzanotte, la coreografia come è giusto che sia volge al termine, e Cinzia… vola.
Calogero Matina- Kalos






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