LA TRIANGOLAZIONE: TRA SCONTRI E COALIZIONE
Nell’ambito delle dispute coniugali, accade spesso che la coppia per relazionarsi scelga un canale comunicativo ricco di tensioni e di strategie che minano la serenità dei propri figli, i quali vengono “triangolati” in virtù dell’incapacità dei genitori di saper gestire autonomamente i loro conflitti.
La triangolazione , pertanto si configura in quell’espediente subdolo che ciascun genitore mette in atto cercando la coalizione del figlio affinché questo parteggi per l’uno contro l’altro.
È evidente quanto questo possa risultare pericoloso e distruttivo per i figli, essendo soggetti vulnerabili e facilmente ricattabili.
Quello che si innesca è una bomba ad orologeria, destinata ad esplodere al consumarsi del tempo.
Murray Bowen, terapeuta familiare, sostiene che la famiglia è il luogo nel quale si sviluppa la “massa indifferenziata dell’io familiare”, cioè la famiglia è come un conglomerato di individui uniti in un’unica identità. Ciò che influisce negativamente è l’effetto che può avere quando i figli non riescono a differenziare il proprio sé dalla massa familiare. Questo accade quando si creano alleanze e coalizioni, di natura emotiva e psicologica, spinte dagli egoismi dei genitori, facendo ricadere le sofferenze a cascata sulle altre generazioni. Gli effetti , molto complessi, quindi, sono destinati a dispiegarsi nel lungo termine.
In pratica dinanzi al sistema della triangolazione il figlio rimane bloccato, diventa “incongruo”, cerca di dare ragione all’uno e all’altro genitore alternativamente, non riuscendo a sviluppare una sua posizione ferma e stabile, ma di dipendenza affettiva e relazionale.
Salvador Minuchin, psicologo e psicoterapeuta, elabora la teoria strutturale di famiglia e inquadra il fenomeno della triangolazione in alcuni modelli sistemici , individuando la “triangolazione inammissibile” che consiste nella ricerca da parte di entrambi i genitori in conflitto , di una coalizione con il figlio al fine di tirarselo dalla propria parte e contro l’altro genitore; la “coalizione genitore-figlio” che si esplica nell’alleanza tra un genitore ( quello ritenuto più debole per il figlio) ed il figlio, ponendosi quest’ultimo in una posizione di contrasto con l’altro genitore, quasi a fare da scudo. In questo case c’è una forte alterazione dei confini generazionali; la “ deviazione-attacco” invece , si riferisce ad un modello sistemico subdolo , in cui i genitori apparentemente non manifestano alcuna conflittualità, ma riversano sul figlio un atteggiamento di controllo esasperato divenendo il capro espiatorio di quelle problematiche personali rimaste irrisolte, di cui inconsciamente il figlio risente manifestando comportamenti distruttivi; la “deviazione- appoggio”, pur essendo un modello che come il precedente non configura un apparente conflitto, si basa sulla iperprotettività dei genitori, considerando e trattando il figlio come un malato. Possiamo parlare di atteggiamento psicosomatico.
Come si può constatare, la triangolazione è un aspetto patologico e disfunzionale delle relazioni tra i coniugi e i coniugi-figli, in cui vengono sfruttate le debolezze psicologiche ed emotive dei figli per regolare il conflitto tra adulti.
In questi casi, risulterà necessaria la mediazione familiare, perché oltre ad aiutare la coppia a gestire la loro conflittualità, li accompagnerà nella giusta direzione per evitare atteggiamenti irreversibilmente dannosi per i figli.
Valeria Barbagallo






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