Rubrica a cura di Valeria Barbagallo
JARED LETO E L’ARTE DELLO SFIORIRE: THE OUTSIDER
Nella sua carriera cinematografica Jared Leto è stato quasi sempre associato a produzioni di nicchia, pseudo pellicole alternative che fino all’agognato Oscar, arrivato con Dallas Buyers Club nel 2014 , ne hanno plasmato la natura eclettica e mutaforme.
The Outsider è l’ultimo progetto al quale Jared ha preso parte; diretto da Martin Zandvliet, racconta l’improbabile storia di un americano prigioniero in Giappone che, dopo aver aiutato un potente gangster nipponico ad evadere, entrerà a far parte della Yakuza abbracciandone pienamente lo stile di vita violento e pericoloso.
La trama, delineabile solo a posteriore ed in maniera minimamente scorrevole, si muove su di uno sfondo che fa della rappresentazione di Osaka e della cultura Giapponese, un insieme di luoghi comuni e spaccati di vita inconsistenti. Inconsistenti così come i dialoghi, ridotti all’osso, quasi del tutto assenti nel personaggio principale di Leto di cui non si sa praticamente nulla e che viene presentato come un uomo tanto solitario quanto feroce, con un range di espressioni volutamente ridotto al minimo, con chissà quale intento originario che si perde in realtà in una figura scialba ed apatica.
Tutti i personaggi non subiscono alcuna evoluzione o involuzione tale da poter tracciare una qualunque scelta stilistica adoperata dal regista. Ci troviamo difronte ad un palco dove attori e contesti si alternano in una maniera del tutto impersonale, lasciata a sé stessa, farraginosa così tanto da non poter neanche essere considerato un vero e proprio manifesto sulla vita criminale della Yakuza.
Il Giappone viene filtrato attraversi stereotipi buttati quasi a caso come intermezzi in una pellicola già frammentaria in cui i cambi di scena si avvalgono di stacchi pessimi della cinepresa.
L’unico filo comune che mette insieme questi accenni mal delineati a questioni di amore, onore, potere, è lo spiegarsi incensurato della violenza attraverso scene cruente e non limitate da Netflix a cui, appunto, il film “appartiene”.
Lontano anni luce dallo stile di Kitano a cui volgarmente questa pellicola a priori è stata associata, The Outsider si spiega in un fallimento narrativo ed un’involuzione nelle scelte fatte da Leto che incassa la seconda disfatta dopo Suicide Squad il cui Joker disturbò pienamente l’immaginario comune.
Un’interpretazione lontana anni luce dall’attore premio oscar, sottotono che si accosta alle sue ultime pellicole come se dopo l’Oscar Leto stesse regredendo non riuscendo a soddisfare le aspettative e finendo relegato a ruoli che voglion essere defilati ed alternativi ma che, in realtà, rasentano l’essere macchiette di personaggi piatti e grotteschi.
Che sia anche Jared Leto l’ennesimo caso della maledizione da Oscar?
Maria Francesca Molinaro






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