“LA POVERTA È FRUTTO DEGLI ONESTI”: L’ISTITUTO COMPRENSIVO “CARDINALE DUSMET” COMMEMORA LE VITTIME DELLA MAFIA


Il 21 Marzo oltre a segnare l’inizio della primavera, da oltre vent’anni è la giornata della “Memoria delle Vittime della Mafia”.

Alcune scuole si sono adoperate in cortei altre in convegni, al fine di promuovere la cultura alla legalità ricordando gli “Eroi” che hanno combattuto il grande “nemico” dei nostri tempi e della nostra terra.

La mafia- come disse Giovanni Falcone- “ è un fattore umano, come ha avuto un inizio , avrà anche una fine”.

L’Istituto Comprensivo “Cardinale Dusmet” del quartiere di Librino, ha ricordato questa giornata grazie al Convegno disposto dal Dirigente Scolastico, Prof. Vincenzo Costanzo e organizzato dall’Associazione “Giustizia e Pace”, in cui sono intervenuti : l’Ing. Ugo Tomaselli, Presidente Ass. Giustizia e Pace; il Dott. Michelangelo Patanè, magistrato; l’avv. Matteo Licari; Salvo Troina, Sovr. Capo Polizia di Stato; Dott. Emiliano Abramo, Presidente della Comunità S. Egidio.

Il Dirigente Scolastico, ha introdotto l’argomento, ricordando il sacrificio delle vittime della mafia, che a vario titolo hanno donato la propria vita per la lotta contro la mafia: dal magistrato al poliziotto, al carabiniere. Invita i ragazzi a riflettere sul valore della legalità perché loro saranno i “cittadini del futuro”.

L’intervento del Presidente di “Giustizia e Pace”, è quello che ha riscosso molti consensi tra i ragazzi. Dopo aver raccontato la “mission” dell’associazione, ricorda la sua amicizia con il magistrato Rosario Livatino – “uomo onesto che sapeva che sarebbe stato ucciso, ma che nonostante tutto ha continuato la sua missione”. “La povertà è frutto degli onesti”. Quegli onesti che, come il magistrato Gaetano Costa,  ucciso perché aveva indagato sui traffici di droga internazionali, come il giudice Antonino Saetta, ucciso perché voleva dare credibilità allo Stato, come i giudici Falcone e Borsellino, perché erano riusciti a scoprire cose importanti su “Cosa Nostra”, hanno sacrificato la propria vita per lo “spirito di servizio”.

Tomaselli ha infervorato gli animi dei ragazzi riportando l’esempio del coraggio di S.Agata per aver reagito al volere ed alla violenza di Quinziano. Noi dobbiamo usare la stessa forza di volontà e coraggio per non soccombere alla mafia e sradicarla definitivamente.

A rafforzare il tema è intervenuto il Sovr. Capo Salvo Troina, impegnato da anni nella lotta contro i mali e crimini del web.  Infatti, sostiene che una piaga della società moderna è l’uso distorto e incontrollato del web. Il fenomeno dilagante è quello del cyberbullismo, che non è altro che la trasposizione del bullismo reale nel mondo virtuale e virale dei social. Associa il bullismo ad una forma di mafia minorile, per via della violenza perpetrata per imporre la propria volontà. Inoltre,invita i ragazzi a denunciare,anche attraverso la piattaforma on line “YOU POL” della polizia di Stato, perché la denuncia è lo strumento primario per difendersi e per combattere qualsiasi forma di violenza.

Inoltre, prendendo spunto dalla canzone di un rapper catanese, è riuscito con il linguaggio dei ragazzi a far passare due messaggi importanti: fidarsi delle istituzioni, perché G. Falcone ha immolato la sua vita allo “Spirito di servizio”, pur vivendo da “sopravvissuti”, come sosteneva P.Borsellino, e che la “vita è troppo bella per essere insignificante”.

“La legalità oltre ad essere un dovere” – sostiene il magistrato, Dott. M. Patanè- “ci conviene”. “Ci conviene per vivere in luogo tranquillo, pulito.  Nessun imprenditore verrebbe ad investire qui, sapendo di dover aver a che fare con i tentacoli della mafia. La legalità crea occupazione, crea sicurezza, crea famiglie”.

Inoltre suggerisce- “studiate per conoscere e per avere un avvenire”– “ la conoscenza rende liberi”.

Sapete cosa fa un avvocato?-domanda ai ragazzi l’avv. Matteo Licari, fratello del vigile di polizia municipale Luigi, colpito più volte con un casco alla testa, durante il suo lavoro.

“Beh, -prosegue- l’avvocato è un professionista che aiuta ad arginare il fenomeno della violenza. La nostra natura umana  è sia buona che cattiva, il segreto sta nel capire la nostra natura cattiva e controllarla con l’autodisciplina. La violenza è il risultato di un conflitto sia tra sé e la società, sia tra sé e sé stessi. Occorre dominare la violenza.”

Queste sono le parole che hanno fatto riflettere i ragazzi, soprattutto quando Matteo Licari racconta della vicissitudine di suo fratello, vittima di violenza durante il servizio, per aver semplicemente fatto il proprio dovere. Oggi suo fratello non ha più la vita di prima, anche lui è stato vittima di una forma collaterale di mafia.

“Vi  invito ad  osservare un minuto di silenzio – interviene il dott. Emiliano Abramo- per ricordare tutte le vittime di tutte le mafie”.

“Su di voi- prosegue- si è fatto un grande investimento, dovete schierarvi dalla parte dei giusti. La mafia non è il destino della nostra terra”.

Raccontando un po’ di come è nata la comunità di S. Egidio a Catania nel quartiere della “Civita”, che oggi vanta tanti volontari al servizio dei senza tetto e delle famiglie bisognose, dà un consiglio a tutti i ragazzi: “Il mondo si cambia partendo da se stessi”.

A concludere il convegno sono le parole del Preside: “la mafia si nutre col silenzio e con l’indifferenza”.

Valeria Barbagallo

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