PENNE EMERGENTI- FRANCESCO ANDREA PETRALIA


Rubrica a cura di Valeria Barbagallo

LA SIRIA DENTRO UNA VALIGIA.

La testolina di un bimbo addormentato che riaffiora da una valigia dove i suoi genitori l’hanno infilato come una racchetta da tennis o un paio di scarpe, è l’ennesimo simbolo dell’atrocità della guerra siriana.

Una delle meraviglie dell’infanzia è che ci si addormenta ovunque. Anche dentro una valigia,anche durante una guerra.

E quando sono gli occhi di un bambino a sbatterci in faccia questa realtà si rimane impotenti,oltre a provare una

forte commozione.

Un esodo gigantesco. Impossibile dire in quanti si siano messi in cammino per uscire dalla Ghouta, il sobborgo a est di Damasco in Siria assediato dal regime di Bashar al-Assad e controllato dai ribelli dal 2012.

Sono i figli della guerra, i piccoli siriani che non sanno quale sia il significato della parola normalità, le cui giornate vengono scandite dal sibilo delle pallottole e dal rombo degli aerei che bombardano quel poco che è rimasto delle città e dei loro villaggi.

E chissà se ci sarà un giorno il perdono per queste persone che stanno macchiando di fumo nero il cielo togliendo il calore del sole e la brillantezza delle stelle,per queste persone che stanno spegnendo il sorriso di migliaia di bambini,fratelli,vicini di casa,distrutto tetti di case,cosparso di sangue volti di madri e padri.

E non ti rimane che prendere tutti gli oggetti di valore che hai,metterli in una borsa,e scappare via,lontano dal quel

frastuono assordante che vuole negarti un futuro.

Mi piace pensare che quel padre che oggi sta scappando da una guerra che ha gambe più veloci di lui,proteggendo in una valigia il suo bene più prezioso, gli stia sussurrando delle filastrocche a lieto fine per distrarlo dal rumore dei boati.

Per poi risvegliarsi una mattina insieme per riprendere quei giochi che questo stupido fuoco ha brutalmente interrotto.

Francesco Andrea Petralia

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