Avremmo dovuto parlare di Kant e della critica della Ragion Pura; ma nel suo volto non c’è la benché minima parvenza di ragione. È tutto emozioni e impulsività.
– Che c’è? Ma mi senti?
– No, penso ad altro.
– Parliamo di questo Altro.
– È sfrenata. In tutto. Nel mangiare, nel bere, nel digiunare, nell’innamorarsi e nel disinnamorarsi. Sono pazzo di lei.
Parlo d’amore con un gaudente diciottenne, iperbolico e scapestrato. Kant può aspettare.
Sospiro! Penso che sia un periodo meraviglioso, lui mi sembra appagato e sognante e la sua adolescenza piena e dissoluta.
Siamo su due lunghezze d’onda diverse, io inseguo la mia coscienza e aspiro alla consapevolezza. Mi intenerisco guardandolo pensieroso, pieno di lei e della sua scompostezza. Lui trema. Sento tanta vita.
Età ispida e inquieta, senza contezza dei rischi e delle conseguenze delle proprie azioni.
Ho l’impressione che si dedichi ad attività autodistruttive e sconsiderate che, lui non lo sa, gli lasceranno ricordi meravigliosi.
Io alla sua età non facevo altro che riempire diari rilegati di pensieri apocalittici e sognavo di essere Jane Austen. Ora lo guardo piena di tenerezza.
Non sa cosa gli spetta. Il suo amore è capace di evocare tenebre e perdizione.
Ignora che l’amore richiede cura, tempo, passione, energia.
Eppure ama.
Giusi Lo Bianco






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