Rubrica a cura di Valeria Barbagallo
Ogni volta che devo presentarmi, ci dice Pietro Alessandro Trovato, parlare del mio modo di fare arte, della mia tecnica, mi imbarazza molto, cado sempre nell’equivoco che la mia professione genera, ma tengo spesso a precisare, che io, sono “anche” tante altre cose. Ma chi è veramente il Maestro Trovato? La risposta è secca: un visionario iperrealista acese, che ama e vive l’arte a 360 gradi. Il maestro, così, ci apre le porte del suo affascinante atelier- scuola in via Dei Salesiani a Catania, accogliendoci con garbo e gentilezza, quasi dal tocco “British” nei modi diremmo. Siamo nel suo “regno”, fatto di tele, pennelli, tubetti ad olio, essenze di trementina, ragia minerale che si respira nell’aria delle tante stanze, e qua e là disseminate un’infinità di schizzi a matita, qui tutto è magia.
Questo signori, ci dice, è il mio contenitore d’umanità, poi si avvicina al pianoforte ed inizia a suonare e ad intonare il motivetto di una canzone, ma Maestro lei lo sa che ha una gran bella voce!! D’improvviso interrompe la musica e ci dice: ve lo dicevo io che sono… tante cose! Maestro, se dovessimo collocarla in una specifica corrente artistica quale sarebbe? Il realismo esistenziale ci risponde. Osservate bene le mie opere, come vedete tutto ruota attorno alle trasparenze, con le quali creo volutamente l’illusione, quella di percepire una realtà diversa, deformata da elementi per me imprescindibili, quali il vetro e l’acqua. I contorni delle sue tele dipinte ad olio, con gran nostro stupore, si fanno sempre più nitidi, e le trasparenze sì abbandonano ai riflessi che genera la luce penetrando gli oggetti che raffigura.

L’opera che più di altre attira la nostra attenzione è una tela ad olio, con una bottiglia d’acqua, un’arancia e un bicchiere. Lo so vi piace, questo quadro signori l’ho chiamato “Succo d’arancia”, ma Maestro, lo sa che le sue opere sembrano delle foto? La minuzia e la cura che mette in ogni dettaglio ci porta ad una visione realistica straordinaria, gli oggetti che lei raffigura, la frutta, le bottiglie, i bicchieri, parlano di lei e della sua essenza, del suo mondo percepito. Tutto, vi assicuro, è disegnato e dipinto a mano, ogni sfumatura di colore nei miei quadri, dice Pietro Alessandro, è attentamente studiata per creare la sensazione della luce reale che entra nell’ambiente.
La luce prende una precisa fisionomia visiva nelle mie opere, faccio in modo che la luce «si veda», e che non sia semplicemente il “tramite” che serve a “far vedere” le cose, ma che faccia vedere in qualche modo e metta in mostra sé stessa. Noi aggiungeremo che non c’è cosa più bella al mondo che ritrovarsi davanti a un’opera d’arte e avere la possibilità di conoscerla attraverso l’artista che l’ha dipinta. Le trasparenze tra il visibile e l’invisibile inducono a una mera illusione di percepire una realtà diversa, deformata.
È proprio con questa straordinaria capacità di rendere visibile e quasi tattile la luce che attraversa il vetro o l’acqua, che ritroviamo l’unicità di questo giovane artista acese. L’arte è un’occasione, un modo per esprimere il mio pensiero riguardo alla vita, ci dice, dipingendo, infatti, riesco ad imprimere sulle mie tele, la mia visione d’insieme, così come io vedo, percepisco, assorbo il mondo esterno. Qui, in questo atelier- scuola, ci dice, miei cari, la pittura non si insegna, lo so è difficile convincervi di questa realtà, invece se ne convincono immediatamente quelli che qui entrano e dipingono. L’atto del tracciare, di fissare le linee di un’opera, è espressione libera e naturale di ogni essere umano che lo voglia farlo.
A me il compito di guidarli tra le tecniche pittoriche più appropriate, ma se ci pensate bene, disegnare, dipingere, tracciare, tutti possono farlo no? Maestro, però, è pure vero che avere lei a fianco è “altra”possibilità. A proposito signori gradite del the?
Calogero Matina- Kalos






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