PENNE EMERGENTI- ANDREA ROMANO


Rubrica a cura di Valeria Barbagallo

IN “SCENA” CON FIORETTA MARI :IL MESTIERE DEL SÌ O DEL NO, DIPENDE DA TE.

Nel mese di marzo il C.A.M.S. e la B.M.A. hanno condiviso quattro incontri con una delle donne più influenti nel mondo dello spettacolo, Fioretta Mari. La curiosità ed il confronto hanno reso questa esperienza unica e di valore perché dove l’ arte respira umiltà, i veri talenti crescono e sbocciano come fiori di loto che emergono limpidi dalla palude fangosa. Umiltà, onestà e cultura non sono solo parole, ma ingredienti segreti finalizzati a far crescere l’ artista e con tali parole l’ Attrice rimarca l’ importanza dei valori perchè non si smette mai di imparare. Tutto ebbe inizio nella giornata di sabato 24 marzo dove, testando il livello di cultura generale, mi accorsi in prima persona di avere delle forti lacune in ambito storico-letterario. Cominciavo a ricordare i tempi della scuola e pensavo che quella dei nostri padri, seppur severa, era la più efficace sul piano didattico. Un giorno il professore di tecnologia recitò “A Silvia” di G. Leopardi e soltanto oggi comprendo la natura di quei versi perché nonostante i miei studi universitari, ammetto che il nostro sistema formativo fa acqua da tutte le parti. La cultura è un’anima che impariamo a conoscere in base ad esperienze, sentimenti e prove di vita che hanno sperimentato i nostri nonni. Studiando senza empatia ci comportiamo come dei computer dove basta un “virus” e si cancella tutto. Quindi dove sta la differenza tra le noi e le macchine? Se lo scopo della nostra identità nazionale è quella di portare alta la bandiera che ci rappresenta in quanto italiani, allora mi sento di osservare i miei limiti e invito tutti a fare lo stesso per migliorare e ricorrere tempestivamente ai ripari. Ad ogni modo, tornando al primo incontro di sabato, l’ ex insegnante di Amici riesce a catturare la mia attenzione con frasi ad effetto come: <<l’ artista è nudo, non servono i tacchi per mostrarsi>>; <<L’ importante è capire chi siamo>>. In altre parole, recitare vuol dire avere consapevolezza del proprio modo di agire sulla scena e quando l’ arte è “nuda” non sono certo i costumi o gli accessori ad aiutare l’ interpretazione. Il brivido nasce dal coraggio di portare fuori la propria anima. La sensibilità dell’ attore, l’ amore, la rabbia o persino le lacrime escono solo manifestando la verità che troviamo in ogni istante della nostra vita. Il pubblico cessa di esistere di fronte alle emozioni che doniamo e questo serve soprattutto per il loro bene. A tal proposito vi invito ad osservare un orgoglio tutto italiano, Anna Magnani. Una donna dall’ arte “nuda e cruda” in grado di sfruttare al meglio tutte le sfaccettature dei sentimenti accompagnando l’ interpretazione con una prestanza scenica dominante. Il nome della Magnani non è sicuramente l’ unico a comporre il puzzle del Cinema Italiano, ma citarli tutti richiederebbe uno spazio maggiore che preferisco riservare nei prossimi articoli.

Nel mondo della recitazione il talento da solo non basta, spesso infatti si è scartati per via di uno scorretto uso della lingua italiana. Parliamo di dizione e di pronuncia delle parole dove gli accenti ed il suono aperto o chiuso delinea l’ eleganza nella comunicazione. Il segreto è usare “dolcezza” abituandosi a scandire meglio il proprio lessico e per questo ci sono diversi studi mirati alla sensibilizzazione del linguaggio. Chi recita ha una grossa responsabilità non solo comunicativa ma anche interpretativa, il verbo recitare deriva infatti dal latino ripetere che equivale ad “essere veri” cercando di mantenere sempre il controllo. Tutto il corpo deve comunicare, compreso il viso che è la parte più importante nel linguaggio verbale e non verbale. F. Mari rimarca i miracoli che può fare l’ arte esprimendosi con queste parole: <<ammazza chi non ha sfogo, perché l’ arte permette di sfogarsi>>. Come dargli torto, tutti dovremmo avere il diritto di sperimentare il nostro talento e di esprimerlo al meglio sfruttando le nostre esperienze di vita.

Per concludere, siamo tutti dotati di arte, dobbiamo solo avere la pazienza e tenacia per conoscere ciò che abbiamo sempre avuto nell’ anima. Tutto questo nel rispetto di tutti che è alla base di chi canta, recita e balla. Vedete? Troppi fanno arte, ma chi strumentalizza il proprio egocentrismo spacciandolo per arte deve confrontarsi con delle insicurezze che infangano la propria anima nel palco. Il pubblico rivede un riflesso di sé nelle canzoni, si rispecchia in quella storia; e gli attori servono a far rivivere un sentimento permettendo di sognare, di sfidarsi. Uno spettacolo prende vita quando si è “luce” su e giù dal palco, da questo semplice concetto dipende la nostra intera esistenza, a noi la scelta. Ringrazio  Valentina Spampinato, Giuseppe Caudullo e Giusy Messina per aver compiuto un miracolo, l’unione di due scuole di formazione per creare solidarietà artistica. A chi leggerà questo articolo voglio ricordare che trovare la propria originalità è un diritto inviolabile che nessuno si può permettere di calpestare. Ognuno è importante, dobbiamo solo capire come trovare la nostra sorgente.

Andrea Romano

Lascia un commento

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑