La vicenda di Alfie Evans, il piccolo di Liverpool, se da una parte riguarda la libertà di cura e, più in generale, il bisogno di welfare in una società “postmoderno”, dall’altra ci fa riflettere sulle possibili speculazioni o implicazioni teleologiche della vicenda. La domanda di fondo è: Perché nel mondo c’è il dolore? Perché il dolore pervade diffusamente la nostra società, le nostre famiglie, noi stessi? Per molti il dolore è la conseguenza di una colpa, quindi è colpevole. Ma allora non si comprendono le motivazioni di quel dolore, per certo “innocente”, di tutti gli “Alfie” presenti, passatI e futuri, di tutti quei piccoli innocenti che nascono già malati, con un destino segnato. Il dolore, che è una categoria propria degli esseri viventi, si inserisce nel più ampio problema del male, ma in queste brevi riflessioni cercherò di ragionare sul dolore “innocente”, quello che riguarda gli innocenti, i piccoli, i neonati ai quali non si può ascrivere nessuna colpa. Ma è così?
In una antichissima tavoletta di terracotta del periodo babilonese, scritta in caratteri cuneiformi, si può leggere di un padre che presenta il proprio figlio, nato deforme, alla sua comunità, e gli impone pubblicamente il nome: “Mina Arni”, che si traduce in un disperato:”Qual’è la mia colpa?” Anche oggi ai tempi nostri il dolore è considerato colpevole, frutto di un peccato, questa concezione viene denominata amartiacentrica, da amartia che vuol dire peccato.Ma pensando alle oltre 7000 malattie genetiche, censite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), viene da chiedere perché questa vita è così piena di dolore? Per cercare di spiegare, di dare risposte sulle cause prime del dolore nel mondo, sono nate religioni e filosofie. C’è chi ha l’atteggiamento mentale di totale sottomissione ad un dio oppressore e “onnipotente”, credono in un “disegno” divino, questi sono fatalisti. Poi vi sono i razionalisti, per i quali il dolore è comunque colpevole e trova la sua ragione e la sua origine in una colpa. Per secoli si è cercato di trovare le cause di certe malattie, di certe deformità dei figli, in colpe commesse dai genitori. C’è pure chi ritiene che il dolore è innocente, riguardo al soggetto che lo vive, epperò questo dolore è finalizzato, per motivi imperscrutabili, alla salvezza del soggetto stesso o addirittura dell’intera umanità. Poi c’è chi pensa che tutta la vita è dolore e che nulla è più forte del dolore, del negativo e della morte. Sono nichilisti, per loro la vita è un passaggio, spesso falso e comunque destinato al nulla. Ritengono che l’unica arma sicura, per difendersi dalla vita, sia la forza, la furbizia e la sopraffazione, il loro unico scopo è il potere per il potere. Infine c’è anche chi pensa che il male nel mondo non esista, in quanto il mondo è perfetto perché divino.
Ma il dolore nel mondo c’è ed è parte importante di esso. Cari amici lettori, per fortuna ci viene in aiuto la scienza, che ci fa cambiare prospettiva, bisogna pensare alla vita come un processo dinamico, che si svolge alla stessa maniera e con le stesse leggi sin dalle origini dell’Universo. Il grande fisico inglese Stephen Hawkins, recentemente scomparso, era un profondo studioso delle origini e del processo di formazione dell’Universo. Questo geniale scienziato affermava che, subito dopo il Big Bang, la forza di gravità cominciò ad agire sulle particelle di materia primordiale, ma queste erano perfettamente uguali ed erano uniformemente distribuite ed allineate nello spazio cosmico. La forza di gravità in un sistema siffatto attrae con forza uguale le particelle, mantenendole equidistanti. Ma per fortuna (o Altro), una delle leggi fondamentali della natura dice che niente è perfetto. Quindi una minuscola imperfezione fece in modo che la forza di gravità agisse aggregando le particelle, sbloccando così il sistema. Le progressive aggregazioni di materia primordiale diedero in tal modo origine alle galassie, alle stelle, ai pianeti e quindi alla vita.
Possiamo facilmente dedurre che le imperfezioni, gli errori della natura e quindi le mutazioni in biologia sono il veicolo, il tramite per mezzo del quale abbiamo avuto questo processo evolutivo nell’Universo. Dal gas primordiale si sono formate le galassie, dall’ameba primordiale, o più correttamente da LUCA, che è l’acronimo di Last Universal Common Ancestor, il processo evolutivo è andato avanti fino a produrre la mente umana, capace di efferate nefandezze, ma anche di prodigi incomparabili.
In natura esistono due forze, una che potremmo chiamare logos, che è tensione verso l’organizzazione, l’ordine, la complessità, ma perché ciò si concretizzi, è necessario l’intervento di un’altra forza, la chiameremo caos, che introduce imperfezioni nel processo, queste modifiche nel sistema danno luogo a formazione di “errori”, spesso incompatibili con la vita, ma in taluni casi gli errori agiscono positivamente sul processo evolutivo. Per “merito” delle mutazioni “vantaggiose”, perché, come abbiamo visto, non tutte sono svantaggiose, abbiamo avuto e continueremo ad avere l’Evoluzione, processo scoperto da Darwin che, nel corso di milioni e milioni di anni, ha plasmato e dato forma all’Universo e alla natura come noi li conosciamo.
Le malattie genetiche che hanno determinato, determinano e determineranno ancora dolore, sono, in questa ottica, effetti collaterali “necessari” al processo evolutivo della vita, che va inquadrato in un arco temporale molto più ampio di quello, veramente molto breve, della nostra esistenza. Si tratta di un dolore innocente, in tutti i sensi, che già di per sé ci impegna molto anche emotivamente, senza dover andare a pensare a fatalismo, ad amartiacentrismo o ad altre elucubrazioni mentali.
Guido Rallo






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