L’Associazione “Giustizia e Pace” assieme al centro culturale V.Paternò Tedeschi hanno organizzato un incontro culturale dedicato alle donne vittime di violenza, lo scorso 13 maggio al Castello Leucatia di Catania, moderato dalla dott.ssa Valeria Barbagallo.
L’ing. Ugo Tomaselli, Presidente dell’ Ass. ispirata al Magistrato Rosario Livatino, “Giustizia e Pace”, ha aperto il dibattito, porgendo gli auguri a tutte le mamme, nel giorno della loro celebrazione, simbolo della femminilità così come suggeriscono i quadri raffinatamente realizzati ed offerti per l’occasione dalla maestra d’arte Francesca Privitera.
Il Dott. Santo Privitera, Presidente del centro culturale Paternò Tedeschi, ha riscaldato gli animi dei presenti dedicando a tutte le donne vittime di violenza, la poesia “Il cigno ha un nuovo canto” della poetessa Rosalda Schillaci.
“Il mio centro culturale- dice- pur occupandosi di letteratura è molto sensibile ai problemi sociali. Occorre prevenzione cominciando dalle famiglie.
Difatti, la Dott.ssa Marisa Acagnino, Presidente della I sezione famiglia del Tribunale di Catania replica: “ho visto più violenza nelle famiglie che nella mafia”.

La violenza sulle donne matura proprio in questi ambiti, coinvolgendo spesso i figli, che vengono manipolati e triangolati per vendetta e per gelosie a seguito di separazioni.
Questi rapporti patologici affondano le radici nella mancanza di una cultura delle relazioni, partendo proprio dalle scuole.
Inoltre, un altro aspetto da non trascurare è quello dell’omertà da parte non solo delle vittime di violenza, ma anche da parte di chi pur assistendo in sordina, non denuncia. L’omertà in questi casi non è punibile.
Gli strumenti giuridici di prevenzione come l’ordine di protezione, che consente l’allontanamento dell’aggressore, o la denuncia per condotte persecutorie (stalking), anche da parte di un terzo, sono utili, ma non sempre efficaci, per evitare di arrivare all’aggressione fisica od in estremo al “femminicidio”.
Un problema importante è la mancanza di strutture di accoglienza pubbliche o convenzionate per le vittime di violenza ed ahimè le condanne, laddove non sussista l’omicidio, non sono durature e possono essere scontate in vari modi rispetto al tradizionale arresto in carcere. Basti pensare che l’art. 572 c.p. rubricato “maltrattamenti in famiglia e verso i fanciulli” infligge una pena massima di cinque anni, il doppio se verso i minori, solo ed a seguito della “somma”di una serie di comportamenti violenti fino a raffigurarsi la fattispecie criminosa.
Il Dott. S. Privitera coglie l’occasione per ricordare un caso di violenza, marcandone gli aspetti psicologici, avvenuto nella zona di Barriera di Catania, diversi anni fa, quando “Puddu u fascista” aveva relegato la moglie a vivere nel pollaio assieme alle galline in condizioni disumane, fino alla morte. La figlia ancora ad oggi non ha superato il trauma.
Di rilievo l’intervento del Dott. Marco Nunzio Rubino, Sindaco della vicina Sant’agata Li Battiati, che ha sottolineato l’importanza della sinergia tra le Istituzioni e la cittadinanza per la lotta contro la violenza sulle donne, sottolineando l’importanza del confronto e della segnalazione, “perché è un dovere umano e civico” .

Da corollario la proiezione di filmati reali di testimonianze di donne vittime di violenza, la parola d’ordine è “denunciare”, perché “l’amore non fa male, non picchia e non uccide”. Così il Sovr. Capo della Polizia di Stato Salvo Troina ha voluto dare un taglio pratico a quanto espresso dagli intervenuti, facendo riflettere sul fatto che non bisogna vergognarsi né avere paura di rivolgersi alle Autorità, perchè “il silenzio uccide due volte”.
Valeria Barbagallo






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