PALCOSCENICO
Rubrica a cura di Valeria Barbagallo
CIAK SI GIRA…
L’efficacia dell’interpretazione, diciamocelo, dipende considerevolmente dalla sicurezza dell’attore, che, per un sano apprendimento dovrà percepire, da chi lo educa alla recitazione, d’ essere rispettato, incoraggiato e tutelato.
Chi va in scena, checché se ne dica, ci mette la faccia. E se per l’attore neofita questo avviene in un clima di totale insicurezza, risulterà egli stesso estremamente vulnerabile.
La recitazione, miei cari, richiede concentrazione e soprattutto silenzio; e in un mondo dove tutti parlano, tacere e abituarsi all’ascolto ahimè è cosa assai complicata. Purtroppo devo dire che spesso le scuole di teatro abbondano di insegnanti che praticano un insegnamento con metodiche violente e tendenziose al sadico, spacciandole come “il modo migliore”. Ma siamo sicuri che essere severi sia il metodo migliore?
Quanto è facile oggi distruggere i sogni di chi vuole fare teatro?
Un buon insegnante, qualsiasi sia la sua disciplina, è la persona capace di correggere gli errori e dire al proprio discente: “Hai fatto bene a prescindere, hai avuto il coraggio e la forza di metterti in gioco, adesso analizza i tuoi errori e cerca di fare ancora meglio.
La parola chiara della recitazione è indubbiamente l’interpretazione del testo. Recitare” o “essere”? Questioni oziose diremmo! Iniziamo col dire che il giovane attore dovrà quanto prima impadronirsi del testo, procedendo com’è di consueto, con l’analisi logico-grammaticale del testo per poi passare allo stato d’animo del suo personaggio.
Cosa si intende per apprendimento mnemonico e quanto questo sia importante per chi voglia recitare? È la capacità di imparare una frase, un testo a memoria. Ecco, contrariamente a quello che succede nel teatro d’improvvisazione, stare sul testo, dare gli attacchi ai propri partner in scena è il segreto per un vero successo.
In teatro come si arriva alla costruzione del personaggio? Ma direi per deduzione, forniteci dalle informazioni che ci pervengono dallo stesso testo. E così scopriremo che un personaggio è caratterizzato da tratti fisici e psicologici, e che ogni interpretazione è subordinata alla costituzione psicofisica di ogni singolo attore, ognuno con la propria diversa chiave di lettura, e non è certo il regista che trova l’attore giusto per la il personaggio, ma è il testo a scegliersi il personaggio, al di là delle simpatie o antipatie.
E poi diciamocelo, l’approccio dell’attore al personaggio, deve essere improntato alla più genuina verosimiglianza, per risultare credibile e autentico.
L’attore “ideale”? Colui/colei che sia versatile, aperto a sperimentare stili sempre più nuovi. Attraverso uno scrupoloso studio del personaggio assegnatogli, deve risalire allo stato d’animo, cosa prova e perché.
L’attore, a parer mio, deve partire da una condizione di assoluta disponibilità ad assumere nuove forme. Ciò permetterà alle emozioni di fluire spontaneamente e in modo naturale.
Il compito i un bravo regista? Aiutare l’attore a comprendere il personaggio e il suo percorso, su una base di reciproco rispetto
Calogero Matina-Kalos







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