RUBRICA A CURA DI VALERIA BARBAGALLO
Il conflitto si dibatteva entro un animo solo, quello di Medea, aveva vestito bene i panni di donna barbara e abbandonata, lacerata tra razionalità e passione. Mariangela e Medea, in scena, si dilaniavano negli opposti sentire, quasi a confondersi, difficile individuare l’una o l’altra; ed è per la prima volta nella storia della tragedia greca: che lei, Medea, è da sola, proprio così qui l’antagonista non c’era, Giasone infatti era solo una figura sbiadita, non degno di spessore eroico, un anti-eroe.
La straordinaria tragedia di Euripide, non vinse alle Grandi Dionisie del 431 a.C., forse perché difficile fu allora interiorizzare il messaggio innovatore di Euripide che è riuscito, con quest’opera, a spostare l’attenzione dal dio all’uomo. Euripide scava dentro l’animo umano e ne esprime tutto il disagio esistenziale, frantuma l’essere umano e i suoi momenti di chiara debolezza.
Diretta dal regista Giancarlo Sepe, Mariangela Melato nella Medea di Euripide debutta ed è subito un trionfo prima di tutto per la protagonista”, una sorta d’incontro magico” tra l’attrice e il personaggio. Forse perché “alla solitudine di Medea corrispondeva a pennello quella di Mariangela Melato. Perché la Medea di Euripide invece che quella di Seneca? “Perché sostanzialmente risultava agli occhi del regista Sepe e della stessa Melato più moderna, diretta, più essenziale. La condizione femminile è una condizione di solitudine spesso disperata che non ha tempo”.
Interpretare Medea per la formidabile attrice ha rappresentato fatica, stress, ed una sconvolgente partecipazione emotiva, il sudore di tutte le sere in scena. Mariangela Melato avrebbe pagato quel ruolo con un prezzo anche estetico: i capelli le si spezzavano e cadevano, e ad un parrucchiere, l’attrice affidava il compito di completare con le forbici un’operazione iniziatale spontaneamente.
Di Medea le piaceva da sempre la passione, è moderna nella lucidità, nel rifiuto di subordinazione agli uomini, nelle conseguenze che avrà il suo gesto. “Medea è stato anche un modo per raccontare la sua solitudine di donna, la sua nostalgia della maternità: lei che non ha avuto figli, e del dolore che tutto questo le causava, l’attrice riusciva a capire il dolore di Medea che, quando uccide i suoi figli, lo fa soprattutto per colpire sé stessa…”.
Tutti pensano che la gente abbia solo voglia di non pensare, e di ridere diceva la Melato. Lei, basandosi su sé stessa, ha creduto che la gente avesse invece bisogno di pensare e di emozionarsi: ed ha avuto ragione”.
Matina Calogero Kalos






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