(rubrica a cura di Valeria Barbagallo)
Di ALFONSO GELO
A stabilirlo è la Corte di Cassazione, in una recente sentenza, in un processo per diffamazione a seguito di articoli pubblicati su un quotidiano on line e catturati appunto con lo screenshot.
Superando il timore di offendere chi dà per scontato di saperlo, viene da chiedersi: cosa è uno screenshot?
Solo un grande uomo come Don Milani poteva affiancare al contributo agli ideali di giustizia sociale, una straordinaria capacità comunicativa regalando aforismi come questo: ” ogni parola che non capite oggi è un calcio nel sedere domani“.
E non credo si sarebbe offeso per essere citato in un argomento solo apparentemente banale. Per cui procediamo a definirlo.
Lo screenshot è quell’operazione con cui si salva in forma di immagine ciò che viene visualizzato sullo schermo in sostanza.
Stupirà molti, compreso il sottoscritto, sapere che il termine fu utilizzato per la prima volta nel 1983 dal giornalista Bill Kunkel e che uno degli utilizzi più diffusi era quello di inserire la foto dello schermo in manuali e istruzioni d’uso per consentire all’utente di verificare se l’immagine dello schermo corrispondeva a quella delle istruzioni.
Solo un visionario avrebbe però immaginato come si è sviluppato oggi l’uso dello screenshot.
Il fenomeno dei cosiddetti leoni da tastiera può considerarsi una sorta di epidemia sociale. Insospettabili signori, normalmente discreti e prudenti, sui social travalicano ogni margine di prudenza sproloquiando più o meno con lo stesso repentino cambio di registro che capita quando in macchina si diventa belve assetate di asfalto ed a corto di pazienza.
Ecco che lo screenshot da innocente scatto fotografico può portare a serie (e giuste) conseguenze.
Va ricordato, infatti, che comportamenti apparentemente innocui sono rilevanti per la legge. Qualche esempio…
Offendere la reputazione di una persona non presente in un gruppo whatsapp integra il reato di diffamazione.
Scrivere sulla bacheca facebook un contenuto offensivo della reputazione di una persona non compresa tra i nostri amici virtuali.
Sono comportamenti che hanno rilevanza penale in quanto si tratta di ipotesi di diffamazione.
Anche insultare una persona direttamente con questi mezzi ha rilevanza giuridica potendo corrispondere all’ipotesi di ingiuria.
Al di là delle argomentazioni giuridiche, basterebbe il buon senso verba volant, scripta manent, la differenza tra una frase buttata lì e subito cancellata senza che la veda nessuno, come fosse portata via dal vento e una traccia indelebile che può comportare serie conseguenze, può farla una screenshot provvidenziale e fatto più velocemente del richiamo (postumo) della prudenza.
È scoraggiante pensare che le potenzialità enormi di questi mezzi siano utilizzate nella maniera peggiore, ma bisogna ricordarsi che “il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi, è una macchina stupida che funziona solo nelle mano di persone intelligenti”.
Parole queste si degne di uno screenshot e, del resto, proporzionate alla statura di chi le ha pronunciate: Umberto Eco.
Alfonso Gelo






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