FOOD – TERPEIN… SICILIA IV SEC A. C


A tavola, gli antichi greci così come i sicilioti, cercavano sempre un piacere particolare, e definivano lo stesso con il termine “Terpein”. Era il loro modo per esprimere il senso del rilassarsi dopo lo sforzo della sazietà, della soddisfazione che dava la bontà delle carni e il calore del fuoco, che si aggiungeva alla leggera ebrezza del vino. Per dirla breve per Terpein s’intendeva qualcosa che accomunasse calore, benessere e buoni sapori per “provare piacere”.

Solo le bestie mangiavano carne cruda, come i selvaggi che esagerando bevevano vino fino ad ubriacarsi, per i convitati ad un banchetto di tutto rispetto, la storia era tutt’altro, essi avrebbero mangiato la carne di una vittima sacrificata agli dèi e quindi condivisa con le divinità, anche se queste avrebbero goduto del “solo” profumo di tale sacrificio. Nell’euforia del banchetto, i re così come gli ospiti si sarebbero sentiti simili agli dèi ed il solo canto dell’aedo li avrebbe aiutati a immedesimarsi in questo ruolo e a raggiungere la fantomatica felicità.

Essi banchettavano tutto il giorno fino al calar del sole, e nulla sarebbe mancato al loro diletto, né cibo, equamente distribuito, né la cetra sublime tra le mani di Apollo, e neppure la voce armoniosa delle muse che in sequenza avrebbero intonavano armoniose il bel canto.

L’ordine dei piaceri presso glia antichi greci, così come in Sicilia, era sempre lo stesso: il canto dell’aedo veniva sempre dopo la carne e il vino. Una volta soddisfatta la fame e la sete l’uomo si sarebbe preparato ad ascoltare l’aedo per elevare lo spirito verso le altezze divine.

Greci e romani banchettavano spesso in compagnia delle divinità, d’abitudine gli dei consumavano il solo profumo egli animali sacrificali e l’ingestione del cibo da parte loro riusciva di conseguenza semplicissima: bastava allargare le narici, scherzi a parte, mangiare sdraiati, con una mano sola perché l’altra serviva di appoggio, non era tanto facile, ed è per questo che i greci, ancora oggi, preferiscono cibi tagliati a piccoli pezzi. Ridotti in polpette, involtini o palline.

L’alimentazione, a sua volta, si trasformò da sussistenza in arte portando alla ribalta gastronomi di grande pregio, dei quali ancor oggi ne vogliamo ricordare i nomi: il gastrofilo Mithekos di Siracusa, o il gastronomo Archestrato di Gela, autore del trattato in versi Hedypàtheia, o l’eccellente dietologo Acrone di Agrigento. Proprio così in mezzo a tanto sfarzo, a tanto cibo condiviso con gli dèi, c’era chi consigliava un’alimentazione corretta. Un dietologo dell’antichità per capirsi, e a dimostrazione di quanto fossero avanti in genio e cultura i dietologi, anche in Sicilia, Acrone, nello specifico, non si limitava a dare indicazioni specifiche o generiche alla popolazione ma seguiva con dovizia e cura, quasi fosse un medico, coloro che ne avessero avuto bisogno.

Per quanto riguarda gli alimenti, tra i tanti, il sale che si produceva in Sicilia era reputato di altissimo livello terapeutico, il migliore in assoluto dell’intero mondo conosciuto e raccomandato anche per l’aromatico gusto. Acrone aveva ben posto un a stretta correlazione tra alimentazione e psiche, egli infatti consigliava di mangiare un po’ di tutto ma senza mai saziarsi del tutto, altrimenti si sarebbe sciupato il Terpein. Acrone la sapeva lunga sulla sana alimentazione, tanto che già allora consigliava: Mastica bene i cibi, mangia a ore fisse, mangia prima la verdura e la frutta, poi il latte, i formaggi e la carne: così da trarne maggior beneficio e mentre mangi, stai comodo, e se dovessi essere turbato o angosciato, non mettere cibo in bocca.”

Calogero Matina kalos

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