PALCOSCENICO- CECIAL’S AFFAIR… ARANCINI E CANNOLA!


Rubrica a cura di Valeria Barbagallo

“Cecilia’s Affair”è un cortometraggio, contro la mafiosità, o meglio, contro l’atteggiamento mafioso. Finalista al React Film Festival di Catanzaro, scritto, diretto e pensato dal regista catanese Fabio Fagone. Negli occhi di quella bambina, Cecilia, non poteva esserci la mafia! Nel suo meraviglioso mondo c’erano solo i sogni e la poesia, proprio così, e quello era il mondo che aveva costruito attorno a sé, lì non poteva esserci posto per la mafia, eppure la mafia esisteva, ed era un’ombra che oscurava le vite della gente per bene. La stessa mafia, ribadisce il regista Fabio Fagone, che tutti i giorni calpesta qualsiasi forma di merito e capacità, che fa elemosinare un posto di lavoro, che non dà alcuna possibilità di progettare il proprio futuro in Sicilia.

E quella strana presenza, la mafia, era una costante nella vita garbata di Cecilia e di chi come lei, in Sicilia c’era nata, e di tutti quei siciliani onesti, che tutti i giorni lavorano e vivono onestamente. La mafia, diciamocelo, è tante cose, certo non è “solo” quella che ha ucciso Falcone e Borsellino. Quaggiù, in quest’isola oltraggiata da tutti, si ha proprio l’impressione che ogni giorno si tenta di crocifiggere il Gesù di turno, che sia Falcone o Borsellino o Dalla Chiesa o tizio o caio.

“Pensare mafioso” è un modo di essere, di sentire e di vivere le cose, ed esso ha la straordinaria capacità di mimetizzarsi all’interno della realtà civile siciliana, risultando talvolta invisibile, perché qui se chiedete in giro ad alta voce: esiste la mafia? Aspettatevi una secca risposta: la mafia non esiste! Ahimè, ribadisce Fabio, eppure la mafia c’è, e si legge negli occhi di chi non si fa scrupolo di niente e calpesta la dignità degli onesti, e in una terra dove forte è il senso della famiglia e dove il singolo individuo, visto da solo risulta debole, la mafia affonda le radici. Un muro invisibile fatto di silenzio che tenta di nascondere a prescindere tutto, una sorta di timore reverenziale per chi detta legge, al di là del muro, il costante timore di essere estromessi dal rassicurante e protettivo contenitore familiare, ma noi, lo sappiamo bene che essere invisibile non significa “non esserci”.

E se vi dovesse capitare di cercare tizio o caio, è difficile che vi verranno date risposte, qui regna la cultura della diffidenza, senza quanto meno spiegare il perché lo cerchiamo. Lo scopo di certa gente è “passari prima”, che sia in banca o dal medico, o alla posta. E se la macchina davanti a voi si ferma ostruendo la strada perché il conducente non curante ha deciso di socializzare con un suo conoscente,  e voi, lì poveri, non riuscite a passare, e se per disgrazia lo richiamate con  un colpo di clacson  aspettavi che vi risponda: “picchì un po’ aspittari?” ecco cos’è il pensiero mafioso, ci dice il giovane regista… e come si dice qui, cu è fissa si sta a la so casa. Cecilia’s Affair è una vera e propria ribellione, che non ha bisogno di parole, tanto non servirebbero, è un antidoto alla mafia, una geniale soluzione che ci viene proposta da una bambina.

Cecilia’s Affair di Fabio Fagone è una sana spruzzata di speranza. Un giorno saranno i bambini, con la loro innocenza, come Cecilia, a sconfiggere una volta per tutte la mafia! Tra gli straordinari protagonisti Fabio Boga, volto noto della Rai di Amore Criminale, nelle vesti del gigante cattivo che rappresenta il potere dei picciotti e Antonio Spitaleri un colletto bianco privo di umanità. Assieme “mangiano” alla stessa tavola, a loro vengono offerti arancini e cannoli siciliani, ai piedi della bocca “da muntagna”, l’Etna, e s’ingozzano come porci lussuriosi, e morso dopo morso, deridono e si fanno beffa chi li sfama, sciupando quanto di più bello e luminoso ci sia in Sicilia. E’ proprio Catania la città in cui si ambienta l’opera.  Tra i protagonisti oltre alla piccola Cecilia Accolla, il noto Gino Astorina, Fabio Boga e Antonio Spitalieri, Martina Escher, Giuseppe Calaciura, Costanza Scaringi.

E così si vedrà un onesto Pasticciere, Gino Astorina, combattere contro i giganti che sovrastano la città di Catania, il Picciotto Fabio Boga ed il Colletto bianco Antonio Spitalieri. È un invito a sopravvivere alla mafia con la legalità, ed è per questo che diciamo un no secco alla raccomandazione che un ragazzo deve elemosinare per poter lavorare. Fabio Fagone, giovane regista catanese, dal curriculum di tutto rispetto: producer e video editor, diplomato presso il Centro Sperimentale Televisivo di Roma, ha collaborato a numerose ed importanti società italiane ed internazionali come American Video Group di Los Angeles, Cohesive TV di New York, l’agenzia di stampa Reuters, Newsteam International London e MSL di Milano. A tutt’oggi, Fabio Fagone, è amministratore dell’azienda Skylight Italia, di cui ha prodotto: documentari e spot tv che sono stati trasmessi sia nel circuito delle tv nazionali che internazionali. Da ricordare la collaborazione con la fashion story per l’agenzia Sicily My Life diretta dal regista Michael Roberts.

Calogero Matina Kalos

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