(RUBRICA A CURA DI VALERIA BARBAGALLO)
(Catania street art)
Una cosa che mi piace molto fare e andare in giro per la città (veramente anche fare colazione al bar), e durante una delle mie mattine libere dopo aver fatto colazione con una strepitosa sfoglia alla crema bianca e mele, mi sono imbattuta in una panchina che era tutta disegnata. Da questa vista veramente carina, perché su di essa era dipinto un albero, mi son tornati in mente tutta una serie di murales che si trovano in giro per la città.
Da lì la scoperta che i silos del porto di Catania sono stati voluti dal sindaco Bianco nel 2015 il quale in collaborazione con l’associazione “Emergence ” hanno perorato la rivalutazione dell’ingresso del nostro bellissimo porto (e chi una volta ha vissuto l’ingresso dal porto di Catania, sa quanto intensamente bello possa essere avvicinarsi alla terraferma con questa sontuosa signora, l’Etna, che la fa da padrona di casa). Uno degli obiettivi principali dell’associazione Emergence è quello di “far diventare la Sicilia un museo a cielo aperto, capace di sorprendere, emozionare e comunicare con chi si ferma nella sue piazze e/o mentre percorre le sue vie.”
Così è stato che l’artista portoghese Vhils insieme ad altri street artists abbiano realizzato i murales sui silos del porto. Suo è lo sguardo di un uomo che si rivolge ai paesi del mediterraneo, il murales più grande ed intenso, e poi quelli posti nella parte interna che ricorda miti, storia e splendore musicale della nostra terra. Ed altri murales realizzati sulle porte e sulle pietre di chiusura delle case del vecchio quartiere di San Berillo. Quartiere del cuore storico di Catania il quale ha subito un primo sventramento nell’ immediato dopoguerra. Poi tenuto in vita da prostitute, “puppi” ed anche da bottegai ed artigiani.
E la seconda “botta” nel 2000 ad opera di Scapagnini che ha deciso di intervenire in quell’aria ufficialmente per riabilitare il luogo, ma forse piuttosto per gentrificare, ossia per trasformare un quartiere popolare in una zona abitativa di pregio. Perché questa zona nasconde “davvero” dei piccoli gioielli di tipo abitativo. E così sono state sfrattate le prostitute ed i transessuale e gli omosessuali e le case sono state chiuse e murate da mattoni, calce e cemento. Adesso molte abitazioni lasciate libere sono nelle mani di extra comunitari, quindi degrado su degrado. In tutto questo quattro artisti catanesi hanno dato vita ad una protesta contro la gentrificazione che un gruppo di imprenditori portano avanti. Ed ogni porta racconta la storia di colui o colei che l’abitava, perché ogni angolo di un luogo racconta la storia di chi lo abitava e che indiscutibilmente lo amava. Per questo muri che raccontano storie. E perché non anche panchine che diventano dei mezzi espressivi. Perché tutto può diventare, se c’è la volontà, un veicolo per trasmettere i propri sentimenti e le proprie sensazioni, e far si che molti si fermino guardandole a pensare. E già! Perché anche uno “scarabocchio” può portarci a pensare e riflettere perché dietro ogni “scarabocchio” spesso può esserci tanto e quel tanto molto spesso nasce dal cuore.
Maria Pia Ferlito







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