Catania Peppa a cannunera eroina del risorgimento


Era nata a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, e il suo vero nome era quello di Giuseppa Bolognani. Però, per i catanesi, essa fu e rimarrà sempre «Peppa, ‘a cannunera», ma anche “Peppa Sparacannuni”, una delle più care figure dell’insurrezione del 31 maggio 1860 contro gli ultimi sostegni della crollante tirannide borbonica. I cultori delle patrie memorie non ignorano quanto avvenne in Catania in quella storica giornata, in cui le squadre catanesi, pur essendo male armate, tennero coraggiosamente testa, per ben sette ore, a oltre duemila borbonici. Fu appunto in quella giornata che il valore di Giuseppa Bolognani rifulse in due episodi, tuttora vivi nella memoria dei catanesi. Ferveva il combattimento ai Quattro Canti contro le soldatesche borboniche; dietro una barricata fornita di due pezzi di artiglieria da campagna. Gli insorti, con l’aiuto di Giuseppa Bolognani riuscirono a trasportare un cannone alle spalle dei borbonici, piazzandolo nell’atrio del Palazzo Torbanene, nella piazza Ogninella. Aperto di colpo il portone del palazzo, il pezzo venne scaricato dietro i nemici, che, colti di sorpresa, si diedero a precipitosa fuga. Sorse, allora, il proposito, da parte di Giuseppa Bolognani e degli insorti, di sfruttare le conseguenze del colpo fatto: impadronirsi, cioè, del pezzo nemico. Ma tutti gli sforzi per raggiungere lo scopo riuscivano vani. Fu Peppa che, aguzzò l’ingegno: prese una lunga e robusta fune, fece un cappio e lo lanciò sul pezzo abbandonato. Il tentativo riuscì a perfezione. Il secondo atto eroico di Peppa è così narrato dallo storico Vincenzo Finocchiaro: «Era già mezzogiorno, e gli insorti avevano quasi esaurito le munizioni, sicché il loro attacco incominciò a infiacchire; di ciò si accorse il generale Clary, che cercò con una carica di cavalleria per la via del Corso (l’attuale via Vittorio Emanuele II) di aggirare la destra dei suoi avversari. Giusto in quel punto, un gruppo di insorti, con alla testa Giuseppa Bolognani, sboccava in piazza San Placido dalla cantonata di Casa Mazza, trascinando il cannone guadagnato ai borbonici, per cercare di condurlo sul «parterre» di casa Biscari e lanciare qualche palla contro la nave di guerra che già bombardava la città. Appena però quei popolani sboccarono sulla via del Corso, videro in fondo a Piazza Duomo due squadroni di lancieri che si apprestavano alla carica. Temendo d’essere presi, scaricarono all’improvviso i loro fucili, abbandonando il cannone già carico; ma Giuseppa Bolognani restò impavida al suo posto e con grande sangue freddo improvvisò uno stratagemma dando nuova prova del suo meraviglioso coraggio. Sparse della polvere sulla volata del cannone e attese tranquilla che la cavalleria caricasse; appena gli squadroni si mossero, essa diede fuoco alla polvere e i cavalieri borbonici credettero il colpo avesse fatto «cilecca». Si slanciarono perciò alla carica, sicuri di riguadagnare il pezzo perduto: ma, appena avvicinatisi di pochi passi, la coraggiosa donna, che li attendeva a piè fermo, diede fuoco alla carica con grande danno degli assalitori, e riuscì a mettersi in salvo». Peppa, la Cannoniera, per i suoi atti di eroismo, ebbe assegnata dal Governo italiano la medaglia d’argento al valore militare e una pensione di 9 ducati mensili dal comune di Catania; pensione che, più tardi, come risulta dai due seguenti documenti, venne tramutata in una gratifica, «per una sola volta», di 216 ducati: «Comune di Catania – mandato di pagamento – per ducati 216 – Rubrica imprevedute – In Catania 3 agosto 1861. Per quietanza della controindicata somma di ducati duecentosedici e in conformità alla causale espressa nel presente mandato. Firmato Luigi Costantino per Giuseppa Bolognani perché analfabeta controfirmato, Pietro Azzarito». Le sue gesta autorizzarono Peppa a gettare per sempre in un angolo la gonnella, che sostituì con abiti maschili.                                             Michele Milazzo

Lascia un commento

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑