Ormai la notizia è di dominio pubblico sui social e sulle testate giornalistiche: la storica libreria Romeo Prampolini sita nel cuore di Catania, in via Vittorio Emanuele, chiude!
Anche se ancora non ci sono notizie certe circa la chiusura definitiva o il passaggio di gestione, sta di fatto che l’orgoglio culturale catanese volga al suo declino.
Nessuno ha colpe, neppure l’inevitabile modernizzazione che toglie spazio ai ricordi a fronte di un’innovazione culturale digitalizzata e della diffusa forma commerciale del franchising.
La Prampolini si è sempre contraddistinta per il suo mercato di nicchia e per aver aperto le porte ad una cultura d’altri tempi, antiquaria per l’appunto. Anche se negli ultimi anni ha saputo innovarsi con progetti culturali ed artistici per sensibilizzare i giovani.
Sembrano essere molteplici i motivi che hanno condotto alla scelta di abbassare la saracinesca, non ultimi la crisi del settore e gli elevati costi di gestione da sopportare.
I mesi di Agosto e Settembre serviranno per inventariare tutti volumi presenti e sono davvero tanti. Ci sono testi delicati che risalgono al 1700 collocati nelle altissime e robuste scaffalature. Ci vorrà tempo ed un lavoro incessante, si parla di circa 20.000 volumi , in attesa di capire quale sarà il destino di questo patrimonio letterario.

Per gli studenti catanesi potrà sembrare ordinario leggere e studiare i grandi della letteratura come Giovanni Verga, Luigi Capuana, Federico De Roberto, ma che effetto farebbe a loro sapere che questi si riunivano in cenacoli letterari proprio nei locali della libreria Prampolini, trovando a volte l’ ispirazione per le loro opere?
Eh si, già l’odore di antico appena varcata la soglia, ha sempre evocato l’idea di un epoca di vivacità intellettuale, in cui la cultura era ciò che distingueva le classi sociali e poneva le basi per una evoluzione del sapere, quasi alla stregua dei salotti parigini.
Per la città di Catania perdere la Prampolini significherebbe abbattere un Museo di cultura e storia. Sarebbe opportuno l’intervento sia della comunità attraverso le associazioni di settore, sia delle istituzioni per far si che la storia continui, che il tempo non si fermi e così come ha affermato l’amministratore Luigi Calabrese in alcune interviste, “non vorrei che al posto della libreria un giorno possa esserci un negozio”!
Valeria Barbagallo






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