PONTE DI GENOVA. F. COZZI: “UNA TRAGEDIA IMMANE ED INSENSATA”


È con questa frase che il Procuratore capo di Genova  Francesco Cozzi ha commentato il crollo del Ponte di Genova sulla A10. Indagheremo sul “perché è successo”.

Una tragedia che allo stato di fatto si sarebbe potuta evitare. Più volte il ponte era stato segnalato per evidenti sgretolamenti del cemento e ossidazione dei ferri portanti, per cui i prodromi di un probabile cedimento erano ormai più che intuibili.

A provocare il crollo parrebbe essere stata la combinazione di infiltrazione di acqua e la violenza di un fulmine. Sono cause ancora da accertare in via definitiva, ma di certo rappresenterebbero la goccia che ha fatto traboccare il vaso, rispetto alle vere cause nonché alle dovute e mancate manutenzioni.

Lo scenario molto complicato ha reso arduo il recupero delle vittime. Si sono create durante il crollo cinque aree separate,  ciascuna con criticità notevoli per la fase di salvataggio, dovute ai cavi di alta tensione strappati , ai cumuli di cemento sovrapposti che hanno anche distrutto un capannone e in parte colpito il deposito dei mezzi della Nettezza Urbana di Genova, oltre ad aver costretto molte famiglie ad evacuare dalle proprie abitazioni adiacenti al viadotto di Polcevera.

I soccorritori intervenuti  sono giunti da tutte le parti d’Italia. Quasi 1800 uomini, tra vigili del fuoco, protezione civile, forze dell’ordine e addetti sanitari, senza contare i mezzi speciali occorsi per lavorare in uno stato di alta emergenza.

La procura è già all’opera per determinare in termini di responsabilità, il chi, il come ed il perché, si arrivati ad una simile tragedia.

Si spera solo che la verità non rimanga nel cassetto, che non si vada solo alla ricerca del funzionario di turno a cui addossare tutte le responsabilità per sedare gli animi, ma che a ritroso ed a  cascata, per l’aver saputo e non fatto, ciascuno paghi la propria inerzia.

Anche se questo è il momento del cordoglio, bisogna attivarsi da subito affinchè tragedie come queste vadano evitate. Genova è forse quello più eclatante ma ricordiamo, che negli ultimi anni si sono registrati altri crolli di ponti come quello di Fossano, dell’Annone Brianza, di Caltanissetta- Agrigento.

L’OICE ( Federcostruzioni)  parla di una nuova “mappatura delle infrastrutture” e,  come qualche coraggioso afferma, occorre uscire dalla logica del business del malaffare, per costruire ponti e infrastrutture nuove, progettate bene con i nuovi sistemi di ingegneria ed architettura, con soldi spesi per intero, bisogna rifare e non correggere. L’Italia stenta all’ammodernamento, c’è ormai un grosso divario tra strade , ponti, raccordi, progettati tanti anni fa e l’odierna mole di traffico d’ auto e mezzi pesanti.

Insensate anche le accuse al progettista del ponte, l’ing. Riccardo Morandi, perché a parere degli esperti , se il ponte non fosse stato realizzato in sicurezza non sarebbe durato 51 anni. La negligenza è stata nei mancati interventi nel corso degli anni per preservarlo dalla corrosione.

Si spera che questa ennesima tragedia non venga dimenticata fra qualche mese o anno, come quelle trascorse, ma facciano riflettere tutti gli addetti ai lavori che a vario titolo hanno il compito di vigilare sulla sicurezza delle infrastrutture, che un giorno su quei ponti o strade potrebbero transitare anche i loro cari.

Quelle vittime oggi potrebbero essere ancora tra noi!

 

Valeria Barbagallo

 

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