INCROCI


Lui avrà circa quarant’anni. È alto e ha gli occhi neri. Porta con sé una borsa lavoro che mi sembra di un’insostenibile pesantezza.

E poi c’è lei. Capelli rossi corti e occhi verdi. Indossa un abito bianco.

Entrambi in carriera.

Si guardano in mezzo all’incrocio in cui mi sono persa e dove sto per chiedere a qualcuno dove mi trovo.

All’improvviso i loro sguardi si intercettano e io dimentico di essermi persa. Una scarica di magia pura attraversa l’aria e tutti noi passanti.

Lui si blocca come ipnotizzato, lei continua a camminare con la testa all’indietro finché sale su un taxi in sosta. La macchina parte e lei è ancora girata che lo guarda.

(Scendi subito da quel taxi, ti prego!).

L’auto scompare.

Lui continua a fissare il punto in cui lei è scomparsa. Gli suona il telefono, lo prende, lo guarda. Forse è la solita non-vita che lo chiama. Lo getta via nella sua borsa dall’insostenibile pesantezza. Quasi come volesse godersi ancora quello spettacolo.

I casi sono due.

O si conoscevano già (e io sono sciocca, inguaribile e sognatrice) o quei due si sono riconosciuti nella folla, con uno scambio di segnali muti, ma di uguale frequenza.

Ritrovo la strada.

Giusi Lo Bianco

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