LA MONTAGNA DELLA GANZARIA LUOGO INCONTAMINATO DELLA NATURA


Sulle propaggini dei monti Erei si innalza con i suoi 700 metri la montagna della Ganzaria,che sovrasta l’abitato di San Michele di Ganzaria (Catania). Gli studiosi Giuliano Alfieri e Vincenzo Ingo, incaricati dell’analisi delle acque del monte dalla giunta comunale di Caltagirone,nel 1886 la descrissero “una piramide libera da ogni suo lato”. Le caratteristiche di questa montagna, che maggiormente attirano il visitatore sono la sua altezza e l’isolamento del grande massiccio degli Erei, questi elementi determinano una sorta di isola a forma di  Y che formano il vallone dell’Eremita. La Ganzaria in special modo il vallone, oggi e un luogo della natura incontaminato,ricco di tesori naturalistici nel quale si trovano grandi e vecchi esemplari di sughere, la vegetazione prevalentemente, oggi è costituita in tutta l’area della montagna, da rimboschimenti di eucaliptus e pini mediterranei, e palme nane. Oltre ad essere l’unico polmone verde del territorio, e un importante area naturale di ricovero di animali selvatici e di tanti uccelli, compresi quelli migratori. Il prof. Michele Iannizzotto ha catalogato 45 specie di orchidee selvatiche, fioritura della vegetazione spontanea della montagna della Ganzaria, che nelle sue forme spettacolari ed originali, stupisce ed affascina, esperti e profani che si avvicinano ad ammirare queste bellezze della natura. Fioriscono in tutti i mesi dell’anno. Si trovano sui prati, nel tratto montano e collinare, nei punti aridi, e nelle radure dei boschi. Ricche di nettare attraggono farfalle diurne e notturne che agiscono da impollinatori. Allungandosi da Nord Est a Sud Ovest, il massiccio montuoso, noto come “La Montagna ”, costituisce l’estrema propaggine meridionale della catena degli Erei e divide, dominandole da una altitudine di oltre m. 700 s.l.m., la Valle di Gela da quella di Catania, controllandone le vie di comunicazione e costituendo una sorta di spartiacque fra i bacini del Fiume Tempio a Nord e quelli dei fiumi Marzaria ed Eremita a Sud. Questo complesso montuoso risulta divisa in otto contrade: Consorto, Cotominello , Listingazzo, Monte Zabaino, Pesce Morto, Piano Caltagironese, Piano Cannelle, Vallone dell’Eremita. Non tutto il suo sistema ricade nel territorio comunale di San Michele di Ganzaria, una parte del versante sudorientale è compreso in quello di Caltagirone.  In antico, come raccontato dallo storico Diodoro di Agira (80 a.C.–20 a.C.), questo sistema montuoso era rigoglioso di alberi di ogni genere. Oggi la Montagna della Ganzaria è in parte compresa nel demanio regionale ed il suo habitat è oggetto di accurati studi condotti dal Fondo Siciliano per la Natura, lavori di forestazione cercano di ripristinare l’antico mantello arboricolo della macchia mediterranea a sostituzione degli eucalipti. Nell’ambito del progetto Agenda 2000 – POR Sicilia 2000-2006, l’amministrazione regionale, attraverso la Soprintendenza BB.CC.AA., ha realizzato un itinerario naturalistico-archeologico : il percorso di visita, che ricalca le piste forestali è corredato di tabelloni esplicativi e didattici, conduce alle aree di Piano Cannelle e Contrada Castellazzo. Il prof. Iannizzotto conferma quanto segue: “ Trattasi di un comprensorio che si caratterizza sia per le straordinarie ricchezze paesaggistiche, naturalistiche ed etnobotaniche, sia per la presenza di oltre 45 specie di orchidee spontanee, sia anche per gli ambienti rurali presenti all’interno dell’area stessa. La montagna Ganzaria costituisce un sito di straordinario interesse anche per la presenza di siti archeologici che hanno permesso di delineare le realtà culturali dall’età preistorica all’età rinascimentale. Nella località di Monte Zabaino è stato rinvenuto un sito preistorico collocato tra la fase finale dell’età del rame e la prima età del bronzo. Della originaria e tipica vegetazione che un tempo costituiva una fitta copertura della Montagna, oggi rimangono pochi maestosi esemplari di sughere, modesti nuclei boschivi a leccio , e a roverella; a questi si accompagnano arbusti come: l’asparago pungente, il biancospino, l’edera, il lentisco, il perastro, il pungitopo, la palma nana, detta scupazzu nel dialetto locale, le cui foglie aperte a ventaglio un tempo costituivano la materia prima di un fiorente artigianato locale. Comunque, con molta probabilità, l’aspetto naturale su indicato è stato modificato nel tempo dall’intervento dell’uomo, sia a ragione dell’esercizio della caccia e della raccolta del legname, sia della coltivazione che, soprattutto sull’altopiano e nelle balze pianeggianti, poteva essere favorita dalla natura del terreno, anche in età molto antica precedente all’uso della forza animale e dell’aratro a trazione. Le aree agricole, all’interno e attorno all’area demaniale, i cui terreni prevalentemente sono costituiti in superficie da sabbie quarzose sciolte e leggere si prestano alla coltivazione di seminativi e di tipiche colture legnose. Sono presenti anche allevamenti di bovini, ovini e cavalli allo stato brado. Attualmente, però, le aree boscate più estese sono quelle di origine antropica (artificiali) costituite essenzialmente da rimboschimenti a pino domestico (Pinus pinea L.), Pino dAleppo Mill.) ed eucalipto (Eucaliptus camaldulensis Dehnh). Quest’ultimo importato dall’ Australia nel XIX secolo è molto esigente di acqua per cui rende difficile la vita alle altre piante anche se mostra una resistenza passiva al fuoco.  Le foto sono state gentilmente offerte dal prof.Michele Iannizzotto.

Michele Milazzo                                                                                                                                    

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