Qualcuno forse ricorderà , qualcuno ne ha solo sentito parlare. Ed ecco che il mistero dei fidanzatini di Policoro che vennero trovati morti , nudi nella stanza da bagno, il 23 Marzo del 1988, riaffiora attraverso le parole della mamma di Luca Orioli.
Accidentalità o duplice omicidio? Un mistero che nel tempo ha assunto aspetti sconcertanti.
La scena del crimine venne contaminata più volte. Corpi spostati, sangue rimosso, ispezione cadaverica dell’ufficiale sanitario falsa, depistaggi, banalizzazione delle indagini, conclusione frettolosa delle stesse, hanno fatto del caso dei fidanzatini dei Policoro uno scempio della legalità.
La madre di Luca, Olimpia non si è fermata dinanzi a tutte le presunzioni di morte accidentale. Dalla folgorazione all’esalazione di monossido di carbonio, a causa di un caldo bagno mal funzionante, per lei non sono né presunzioni né tantomeno certezze.
“Il 23 Marzo (…) è la lunga notte buia della Magistratura”, scrive Olimpia nel suo Libro “Dal Naufragio al Volo”.
Sembra essere plausibile la tesi del duplice omicidio. La fidanzata qualche giorno prima scriveva a Luca di un segreto che voleva svelargli e del quale chiedeva perdono. Sarà stata questa la causa?
Eppure la Signora Olimpia in cuor suo sa che il suo Luca non le è stato strappato via accidentalmente. Sa che in molti sanno la verità ma tacciono. Sa che dietro ci sono menzogne ed interessi ad archiviare il caso. Sa che le riesumazioni del 1994 e del 2011 hanno dato esiti diversi, persino contrastanti. Sa che la tanto implorata Verità è molto scomoda e confida in un esame di coscienza di chi sa e non dice, di chi ha fatto e negato, di chi pur non facendo ha lasciato che facessero.
Ma una madre fin dove può sopportare un dolore simile?
Dal momento in cui, arrivando sulla scena del crimine, ha scorto il ginocchio del figlio , supino a terra, ha capito che voltarsi per non vedere non avrebbe di certo lenito il dolore, perché da quell’istante e per tutto il resto della sua vita avrebbe fatto i conti con esso.
Ma ciò che non spezza, fortifica. Ed è stata forse la ricerca della verità e della Giustizia, il motore della sua sopravvivenza.
“Nel dolore ho trovato l’Amore”- dice Olimpia- concetto forse poco comprensibile, quanti antitetico, ma una ragion d’essere che ha accresciuto la sua fede in Dio, lo stesso che da ragazzino cercava intimamente Luca.
Luca traduceva in poesia le sue emozioni , le sue percezioni , la sua sete di ricerca dell’Immenso. È proprio in una poesia, che quattro anni prima sembra descrivere il momento della sua morte, versi agghiaccianti, che rievocano quella notte buia e profonda, in cui “Terribile è la condanna, Eterna la colpa, Inutili le parole”.
Olimpia Orioli, madre guerriera ma dolce e affettuosa allo stesso tempo è l’esempio del coraggio di non arrendersi mai, perché la Verità è un diritto Costituzionale che non può e non deve essere immolato dinanzi ad una prescrizione o dinanzi ad accertamenti che non concludono un caso e che lascino il dubbio di una mancata certezza del diritto.
Valeria Barbagallo







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