Chi ha visto il film Il Postino con il grande Massimo Troisi ed una Maria Grazia Cucinotta ai primi albori della carriera, di certo si sarà fatto l’idea che il portalettere è il predecessore delle mail e di messenger di oggi. La comunicazione passava attraverso le sue lettere e attraverso la sua bici. Un’immagine romanzata di un mestiere che affonda le sue radici oltre un secolo e mezzo fa e che nel tempo ha subito un cambiamento radicale.
Questo, come tanti mestieri considerati istituzionali, ha cambiato valore e funzione sociale. In un libro intitolato “l’Italia raccontata dai portalettere”, sono state raccolte le esperienze più significative dal nord al sud, come testimonianza di vita vera. Un tempo il postino amava il suo lavoro, la sua gente,che serviva con quotidianità e dovizia fino alla pensione. Era il detentore dei segreti di ciascuna famiglia, il suo mestiere era impresso nel dna , sapeva le abitudini di tutti, dove trovarli ad un certo orario, se navigavano in buone o cattive acque, sapevano gli inciuci e a loro volta regalavano felicità. Dal telegramma alla lettera piena di speranza, agli amori a distanza scanditi dall’inchiostro e le attese, alla comunicazione fredda e rigida delle istituzioni e persino gli auguri epistolari del Presidente della Repubblica, per non parlare delle campagne elettorali e dei mitici cataloghi Postalmarket e Vestro. La storia è passata dalle mani dei fattorini telegrafici e dei portalettere con i loro borsoni in cuoio ed il libretto delle raccomandate in mano.
E se un Claudio Bisio, nel suo film “Benvenuti al sud” ha voluto dipingere l’immagine di un postino , seppur moderno, ancora amato dal paese, che si ferma a chiacchierare con gli anziani, che accetta il caffè offerto dalle signore e che va in giro col motorino, ancora una volta si è commesso l’errore di andare fuori la realtà.
Oggi i sindacati non sanno più come contenere le continue lamentele dei lavoratori , che ogni mattina sembrano tanti omini robot, con palmare, stampante, divisa, casco, indifferentemente se soffrono dai 45 gradi ai -5, tutti omogenei e carichi di pacchi e corrispondenza di ogni genere. Se un tempo il suo suono al citofono era l’emozione di una buona nuova, ora come becchini, sembrano annunciare la sepoltura delle finanze di una famiglia. Tra multe, fisco, agenzia delle entrate e bollette, la vita del postino è diventata un vero e proprio inferno.
Inoltre, col subentro della privatizzazione e la concorrenza spietata di altri corrieri le famiglie si sentono citofonare dalle tre alle quattro volte al giorno e di certo non mancano le imprecazioni di una società nervosa e suscettibile che anziché ringraziare per il servizio, urlano che non vogliono essere disturbati. Per non parlare poi delle feroci lamentele dei ritardi nelle consegne, perché il servizio universale viene erogato a giorni alterni con un sovraccarico impressionante di lavoro che il portalettere, anche se abituato e con esperienza , non può smaltire se non con la velocità di un supereroe.
È cambiato altresì il modo di fare shopping. Difatti, al negozio fisico molti preferiscono il negozio virtuale, comodo, versatile, e con un notevole risparmio.
Dunque il sopravvento dell’e- commerce e dei pacchi web hanno man mano sopperito ai vuoti epistolari dovuti anche alla posta elettronica e alla pec. Solo che l’Azienda, come tutti i colossi, ha fatto leva sul calo delle prioritarie, facendo orecchio da mercante sulle nuove tendenze di mercato, con conseguente taglio di zone e calo del personale dovuti a pensionamenti non rimpiazzati, o a chi si è licenziato perché non ha retto la fatica.
Quella a cui si assiste è una totale regressione dei valori umani. Robotica al posto dell’umanità. Il quadro sociale ad ampio spettro appare molto preoccupante, perché il lavoro freddo, veloce, controllato, col fiato sul collo , oltre a generare ansia e disservizio inasprisce i rapporti umani.
Valeria Barbagallo






Lascia un commento