Siamo nel 2018, una donna non può essere giudicata in tribunale a seconda della biancheria intima che porta.
È stato assolto in Irlanda un 27enne accusato di aver violentato una giovane di 17 anni lo scorso 6 novembre in un vicolo della città di Cork. Il giudice non ha condannato il ragazzo in quanto la giovane portava biancheria intima provocante quindi: “se la sarebbe cercata”. La ragazza portava un tanga di pizzo.
Come segno di protesta, contro la sentenza emessa, la deputata Ruth Coppinger ha sventolato un tanga di pizzo blu in Parlamento a Dublino. Insieme alla deputata si è scatenata la ribellione di oltre duecento donne che hanno marciato insieme fino al Tribunale di Cork, nella cui scalinata hanno deposto biancheria intima.
Siamo nel 2018, una donna non può essere giudicata in tribunale a seconda della biancheria intima che porta. “#ThisIsNotConsent”, questo non è consenso, è l’hashtag usato dalle manifestati e che in poco tempo si è diffuso in tutta l’Irlanda.
A manifestare la propria ribellione contro l’esito della sentenza anche il centro antiviolenza di Dublino.
Non è possibile che donne vittime di violenza, che hanno già subito un trauma fisico e psicologico, debbano subire queste ingiustizie.
Con i tempi che corrono se da un lato è vero che le donne farebbero bene a non scoprirsi troppo, a non mettere vestiti troppo sensuali, dall’altro incolpare una ragazza per la sua biancheria intima va oltre ogni limite di indulgenza nei confronti di chi commette il reato.
Ogni donna è libera di indossare quello che le piace e non per questo l’uomo è giustificato a commettere un atto di violenza su di essa. Se ancora oggi il numero di donne vittime di violenza continua a crescere si deve, non alla moda o ai vestiti attillati, ma alla mancanza di giustizia che non punisce i colpevoli ma punta il dito contro le vittime.
Laura Ciancio






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