Correva l’anno 1993 al Lombardo Radice ed era il primo giorno di scuola. Non so ancora perché, ma immediatamente dopo averla vista, decisi che la ragazzina con gli occhiali e i capelli rossi sarebbe diventata la mia amica del cuore. Aveva l’aria svagata dei sognatori, mi ispirò fiducia. Glielo dissi, lei accettò. Così fu, così è ancora.
Giorni nostri. Esterno giorno, piazza Università della dissestata Catania, caffè ristoratore con le colleghe prima del lisergico consiglio di classe, -Ma tu sei Giusi Lo Bianco?- chiede il passante sconosciuto. “ “Ti leggo ogni domenica, mi piace quello che scrivi, hai un volto che ispira fiducia”.
Alcune persone entrano nella tua vita e hai come l’impressione che ci siano sempre state. Questo avviene perché ti fidi.
Dal latino fiducia, der. di fidĕre «fidare, confidare», la fiducia è un sentimento che investe diversi campi del sapere: la sociologia, la psicologia, l’economia e il management, solo per citarne alcuni.
Tutto il nostro intricato sistema di relazioni personali e tutto l’enormemente più intricato sistema di relazioni economiche e sociali in cui, volenti o nolenti, siamo immersi nell’intero corso delle nostre vite, si basano sulla fiducia.
Secondo il mio modestissimo parere, chi ce l’ha raccontata meglio è Jovanotti alias Lorenzo Cherubini, cantando l’inciso “cosa sei disposto a perdere”. La fiducia altro non è che un rischio: o ti fidi rischiando di perdere o perdi in partenza.
Ci fidiamo della prescrizione medica, dell’orario dei treni (vabbè non in tutto il panorama geografico italiano forse), della banca che tiene i nostri soldi, del barista che ci fa il caffè, dell’ingegnere che ha progettato il ponte su cui passiamo ogni giorno, dei siti web dove compriamo e paghiamo prima di ricevere il prodotto, di Wikipedia…
Ci fidiamo di chi ci dice “ti amo e ti amerò per sempre” perché fiducia è anche solo pensarsi in simbiosi e non farsi domande. Se ogni cosa è vissuta come una strada nuova di paura e rischio, palpitazione, empatia e carne che pulsa. Se qualsiasi cosa si dica è detta in un terreno che fa scoprire e non difendere. La fiducia a volte passa da molto prima di affondare le dita nella pelle e nell’anima dell’altro.
Siamo neurologicamente predisposti a provare fiducia perché una vita senza fiducia sarebbe paralizzante.
È così tra istinto e ragionamento, calcolo e intuizione, attesa e speranza, esperienze del passato e anticipazioni sul futuro non possiamo fare a meno di fidarci. Nonostante la fiducia sia un rischio, quando abbiamo fiducia ci sentiamo sereni, tranquilli e al riparo dai rischi.
Nella roulette dell’attribuire fiducia ci ritroviamo a puntare sempre più spesso sulle componenti istintuali e intuitive.
La fiducia nasce dall’empatia, dalla chimica, dai neuroni che si specchiano.
Voglio pensare che la fiducia sia un virus contagioso che si propaga a macchia d’olio come una pandemia buona.
E se ve lo dico io, fidatevi di me.
Giusi Lo Bianco






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