In questi ultimi anni è entrato nel bel mezzo del dibattito pubblico, con schieramenti di pensiero tra i più disparati, destra contro sinistra, conservatori contro progressisti , movimenti cattolici e contro LGBT, fantomatiche teorie “gender” (così definite dai denigratori) a scuola, aggressioni subite da chi ne fa parte, diritti spettanti o meno come se si parlasse di una “categoria” umana a parte. Beh, di riconoscimento (o perlomeno il tentativo di) dei diritti LGBT non sarebbe mai potuto avvenire senza i famosi “Moti di Stonewall”. Mezzo secolo fa a New York con l’irruzione della polizia nello Stonewall Inn, un bar gay nel Greenwich Village, si accende una forte protesta passata alla storia come “la rivolta di Stonewall” e diventa la data di nascita del movimento Lgbt negli Stati Uniti e poi nel mondo. E “Stonewall50” è il nome scelto da Dahlia, associazione culturale nata un anno fa a Palazzolo Acreide, per testimoniare la centralità del tema dei diritti civili e la necessità oggi più che mai attuale di difendere la piena praticabilità delle libertà costituzionalmente garantite, per un evento in programma l’11 agosto e dedicato ai rischi montanti dell’omofobia.
Un piccolo centro come Palazzolo Acreide, barocco patrimonio dell’Unesco, e le rovine del castello medievale, dove l’evento sarà ospitato, sono lo sfondo ideale per una riflessione che si articolerà in proiezioni, musica, teatro e dibattiti sull’omofobia, sulla tutela delle scelte identitarie e delle differenze di genere. Un paese, Palazzololo, dove l’anno scorso è stato celebrato il primo matrimonio omosessuale del Siracusano. L’amministrazione comunale ha infatti appoggiato l’iniziativa di Dahlia in linea con una riqualificazione culturale e turistica di un territorio dalle straordinarie potenzialità
“Stonewall50” sarà una grande festa dove le immagini di Rino Caracò, Emanuele Savasta, Massimiliano Usai, Giuditta Uliani, Maria Noemi Daquino e le installazioni interattive curate da Elimo Interactive (elimointeractive.com), Andrea Fusco, e Caracò faranno da cornice a un confronto sereno sulla prospettiva di un futuro in cui ai modelli tradizionali di società e di famiglia se ne aggiungeranno di nuovi. Con la speranza che tutto questo venga visto come un arricchimento, un’opzione in più sulla strada della legittima ricerca della felicità.
Giusi Lo Bianco






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