Giuseppe Sciano presidente del centro culturale AFA (Andrea Finocchiaro Aprile) fa una diagnosi delle condizoni dei siciliani.
“La “grande stampa” ha dato molto spazio, – proprio in questi giorni, – al recente “rapporto” della Banca d’Italia sullo “Stato” dell’Economia Siciliana. Dal “documento” si evince che, nell’ambito della “Regione Siciliana”, in tre famiglie su dieci, non lavora neppure un componente. Avviene, cioe’, che ben 412 mila famiglie (vale a dire il 29,8 per cento del totale delle famiglie residenti in Sicilia) non hanno un solo componente che abbia una occupazione ». « Insomma: sono più di 400 mila i Siciliani in cerca di lavoro!!! » Il fenomeno è tanto più grave e discriminante in quanto la media Nazionale Italiana è invece del 15,3 per cento. In poche parole: il tasso di disoccupazione in Sicilia è di gran lunga maggiore di quello “ITALIANO”. Il quotidiano “La Repubblica” (edizione di Palermo del 21 Giugno 2018) sottolineò in particolare che «… il divario col Paese è ampio anche per le famiglie nelle quali lavorano due persone: il 22,1 per cento in Sicilia,contro il 36,5 in campo “Nazionale”. Un dato che certifica l’eterna emergenza lavoro dell’Isola che, dopo un lieve calo nel 2017, ha visto nel primo trimestre 2018 il record storico di Siciliani in cerca di lavoro: oltre 400 mila ». Ci permettiamo di aggiungere da parte nostra. “Tantoppiù che non ci risulta che questi dati allarmanti, dolorosi e mortificanti, abbiano caratterizzato – né tantomeno condizionato – i tanti dibattiti, i tanti confronti e le tante “sfide” elettorali che hanno coinvolto l’elettorato Siciliano in questo scorcio di… anno del Signore 2019. Ed è, questo, in sé, un fatto veramente scandaloso”. Sono prevalse le logiche spartitorie e clientelari, le lottizzazioni, le promesse elettorali “ACCHIAPPA CITRULLI”. E – diciamolo francamente, – abbiamo assistito spesso anche alla disinformazione organizzata. Insomma : sostanzialmente non ci risulta che si sia fatto alcun, seppure piccolissimo, riferimento alla “QUESTIONE SICILIANA”,nonché alla “CONDIZIONE COLONIALE” nella quale versa dal 1860 la Sicilia. Ed alla quale – (non a caso) – aggiungeremmo il cosiddetto “SUD”, – per il quale sarebbe più corretto dire la “NAPOLITANIA” oppure il grande “Sud”. Ossia la “parte continentale del Regno delle Due Sicilie”, il grande Stato Sovrano, altrettanto illegittimamente, soppressonel 1860. Il Centro Studi AFA ribadisce, soprattutto in questa circostanza, il principio che non si possa andare da nessuna parte senza una STRATEGIA SICILIANA PER L’ECONOMIA SICILIANA nella quale abbiano rilevanza le (sempre valide ed attuali) numerose proposte “Sicilianiste” che in questa sede non possiamo elencare compiutamente ma che sintetizziamo nella valorizzazione della “centralità geografica” nel Mediterraneo e nel ruolo della Sicilia stessa, come punto d’incontro “attivo” fra i Continenti che qui gravitano. Ovviamente per raggiungere questi obiettivi è necessario che il Popolo Siciliano si risvegli e che ritiri la delega ai gruppi di potere, ai partiti politici ed ai loro rappresentati, comunque ed ovunque, CAMUFFATI o DENOMINATI, che di fatto sono portatori di interessi estranei e spesso contrastanti, con quelli del Popolo Siciliano, della Nazione Siciliana. E che vogliono impedire al Popolo Siciliano di riabbracciare gli altri Popoli del Mondo e di partecipare in prima persona.
Michele Milazzo






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