(Le riflessioni di Martina Calcagno)
Spesso la parola “preghiera” viene associata ad una litania ripetuta incessantemente.
Parole che si susseguono in sequenza ordinata, ma che spesso vengono recitate senza assaporarne più il vero significato.
Chi di noi vorrebbe avere una relazione con qualcuno che recita a memoria frasi già fatte?
Per quanto siano meravigliose, noi desideriamo il cuore di qualcuno e non parole piene di aria.
Ed è così con Dio, Egli desidera sentire i nostri pensieri, le nostre emozioni, i nostri battiti.
Quando una preghiera nasce da dentro c’è potere di vita in essa, si crea un terremoto nello spirito capace di trasformare ogni cosa.
La preghiera ha potere, potere di vita, di resurrezione. Le parole prendono forma, colore, spessore.
La preghiera non è un monologo ma un atto di fede. È un sapersi inginocchiare ai limiti umani e chiedere al Dio onnipotente di prendere in mano le redini.
Cerca e troverai. Chiedi e avrai risposta. Bussa e ti sarà aperto. Questo è tutto ciò che fa una preghiera: cerca, chiede, bussa.






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