Rubrica UN MARE DI PAROLA
a cura di Roberta Mezzabarba
INTRECCIAR TRISTEZZE
Dalla notte dei tempi
la saggezza,
che è da sempre femmina,
avverte la tristezza giungere,
e in silenzio,
con le sue dita sottili,
inizia a far trecce con suo crine.
Ma per intrappolar la mestizia,
e non farla giungere al cuore,
ci vuol maestria.
Bisogna far attenzione
che l’uggia
non si annidi negli occhi,
perché farebbe piover
gocce salate,
e guai poi farla entrare nelle labbra,
perché poi si rimpiangerebbe
di dir qualcosa che possa ferire.
Mai poi si dovrà farla fermar sulle mani,
perché ogni cosa acre risulterebbe,
alla tristezza si sa,
piace il sapore amaro.
Quando ti senti triste,
bambina o vegliarda che tu sia,
blocca i tuoi capelli,
cattura il dolore nella matassa intrecciata
e scioglila solo al vento del nord,
che lontano trascinerà la malavena.






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